Non è gelosia
Entro nella stanza di soppiatto. La mia paziente sta dormendo, o forse sta semplicemente fingendo di riposare. E' seduta in una sedia, china sul letto, con la fronte appoggiata sulle braccia. Fino a ieri sembrava cedere ad una disperazione interrotta solo dai singhiozzi e oggi la vedo cosi' tranquilla che quasi non mi pare vero. E' come se concentrasse le forze interiori in un solo punto.
Sulle spalle, un golf in cachemire rosa cipria, mi ricorda me da bambina, quando mia madre, lavorando a ferri tutte le sere, me ne confezionava di tutti i colori.
La mia paziente sente i passi dei miei zoccoli in gomma, cigolanti e svelti e si alza con un sussulto.
Non è lei ! Si tratta della sorella.
Ilaria si trova nel soggiorno del reparto, mi avvisa la vicina di letto. A fissare il mondo attraverso i vetri delle finestre. A desiderare un uomo presente, che le stia accanto, soprattutto ora. A cacciare via la gelosia travolgente, per tutto. La gelosia per quella collega di lavoro, ex moglie del marito. La gelosia verso la sorella. La gelosia per le attenzioni che suo marito dedica alle altre e non a lei.
Cammina su e giù per la stanza, con una diabolica bizzarra irrequietezza.
Sistema una poltroncina, raddrizza un quadro, alita contro il vetro e passa il gomito come per pulire. Come a casa propria, quando si cerca di rintracciare le profonde sorgenti della propria sicurezza attraverso ciò che ti appartiene.
A tratti, è una irrequietezza creativa. Sposta una pianta verso la luce, sistema le bottiglie d'acqua nel mobiletto, mette in pila i giornali e le riviste.
Mi avvicino e cerco di capire meglio quello che già so.
Anche stasera lui non verrà a trovarla. Deve lavorare ha detto. Ci sarà la sorella ad assisterla, in questa nuova condizione da stomizzata. Un sacchetto da cambiare, feci odorose sulla pancia e tanto pudore. E poi un marito latitante, un pessimismo innato e una famiglia spenta, sono gli ingredienti per farla sentire davvero sola e... diversa.
Non che la mia paziente abbia bisogno di assistenza vera e propria. Ma non sarà facile per lei, stanotte, addormentarsi, dopo aver saputo che quel polipo è un cancro aggressivo e che l'aspetterà ora, un percorso di chemioterapia.
E non sarà facile per lei addormentarsi sapendo che l'uomo che l'ha sposata, ha scelto di cenare con un gruppo di amici e amiche disordinati e alternativi proprio stasera.
No, la sua non è gelosia. E' troppo amore per chi nemmeno si accorge della fortuna che ha.
Però l'amore e l'odio dormono tutti sotto lo stesso tetto. Il tetto di una casa pericolante. Ed è sdoppiando la vita che si può dolcemente accarezzare con una mano e colpire terribilmente con l'altra. Senza pietà.
Sulle spalle, un golf in cachemire rosa cipria, mi ricorda me da bambina, quando mia madre, lavorando a ferri tutte le sere, me ne confezionava di tutti i colori.
La mia paziente sente i passi dei miei zoccoli in gomma, cigolanti e svelti e si alza con un sussulto.
Non è lei ! Si tratta della sorella.
Ilaria si trova nel soggiorno del reparto, mi avvisa la vicina di letto. A fissare il mondo attraverso i vetri delle finestre. A desiderare un uomo presente, che le stia accanto, soprattutto ora. A cacciare via la gelosia travolgente, per tutto. La gelosia per quella collega di lavoro, ex moglie del marito. La gelosia verso la sorella. La gelosia per le attenzioni che suo marito dedica alle altre e non a lei.
Cammina su e giù per la stanza, con una diabolica bizzarra irrequietezza.
Sistema una poltroncina, raddrizza un quadro, alita contro il vetro e passa il gomito come per pulire. Come a casa propria, quando si cerca di rintracciare le profonde sorgenti della propria sicurezza attraverso ciò che ti appartiene.
A tratti, è una irrequietezza creativa. Sposta una pianta verso la luce, sistema le bottiglie d'acqua nel mobiletto, mette in pila i giornali e le riviste.
Mi avvicino e cerco di capire meglio quello che già so.
Anche stasera lui non verrà a trovarla. Deve lavorare ha detto. Ci sarà la sorella ad assisterla, in questa nuova condizione da stomizzata. Un sacchetto da cambiare, feci odorose sulla pancia e tanto pudore. E poi un marito latitante, un pessimismo innato e una famiglia spenta, sono gli ingredienti per farla sentire davvero sola e... diversa.
Non che la mia paziente abbia bisogno di assistenza vera e propria. Ma non sarà facile per lei, stanotte, addormentarsi, dopo aver saputo che quel polipo è un cancro aggressivo e che l'aspetterà ora, un percorso di chemioterapia.
E non sarà facile per lei addormentarsi sapendo che l'uomo che l'ha sposata, ha scelto di cenare con un gruppo di amici e amiche disordinati e alternativi proprio stasera.
No, la sua non è gelosia. E' troppo amore per chi nemmeno si accorge della fortuna che ha.
Però l'amore e l'odio dormono tutti sotto lo stesso tetto. Il tetto di una casa pericolante. Ed è sdoppiando la vita che si può dolcemente accarezzare con una mano e colpire terribilmente con l'altra. Senza pietà.