Puoi esercitarti con me: ti posso insegnare a vivere

Troppo spesso ultimamente, la malattia rende cieco chi ti sta accanto.

Voglio un uomo che quando mi vede ridere,  pensi a quanto fortunato è. Soprattutto adesso che sono malata e che il cancro tenta di imprigionare i miei sorrisi nel dolore ad ogni istante. Voglio che rida con me, a crepapelle, che si diverta con me, che saltelli sul letto come un bambino e poi si giri a pancia all'insù rotolando come il nostro cagnolino. Voglio gioire con lui, salire sulle sue spalle o lanciargli i cuscini sulla chioma riccioluta.
Voglio un uomo che anticipi il mio cattivo umore con un abbraccio geometrico, di quelli da togliere il fiato, come dopo la seduta di chemioterapia, quando il bastone mi sostiene mentre cammino. Ma sempre. Ogni giorno. E' un abbraccio che mi avvolge come un caldo plaid quello che immagino. E' un abbraccio fasciante e lusinghiero quello che voglio. E' l'abbraccio che tutte le donne desiderano quando stanno male.
Voglio un uomo che si ricordi di augurarmi il buongiorno tutte le mattine di tutti i giorni della mia vita, sciogliendola dall'immobilità delle settimane tutte uguali. Come queste, che scorrono a rallentatore nello spazio chiuso di una clessidra, per altri otto cicli. Un buongiorno pronunciato con la voce roca e bassa, non chiedo molto, appena sveglio, dal valore potente e sincero. Un buongiorno senza tempi definiti. Non con la fretta e biascicato e non con gesti goffi o tracotanti. Ma con il fare di chi, affronta la mia immagine riflessa, nel tentativo di farla sembrare meno minacciosa.
E voglio un uomo che pianga per il mio dolore aggrappandosi al mio volto come se fossi la cosa più importante della sua vita . Voglio che regga il mio mento bagnato dalle lacrime con la mano decisa, mentre, asciugandomi gli occhi, stampa un bacio sulla fronte, delicato e acerbo come  un adolescente inesperto.
E infine, voglio un uomo forte, e positivo di fronte alla malattia. Perchè la vita non riserva sorprese ingrate solo a chi non lo merita. Oggi tocca a me, e magari domani a te.

No, non ti auguro di perdere il sorriso che mi hai rubato mille volte, e nemmeno di riprenderti l'abbraccio che non mi hai mai dato. Non ti chiedo di restituirmi tutte le giornate in cui non mi hai detto "buongiorno" e nemmeno di liberare il tempo dalla clessidra che mi hai limitato.
Voglio solo che mi guardi e ti prepari.
Di fronte alla malattia, e al lento consumarsi delle ossa, nessuno dovrebbe trovarsi impreparato, debole o pessimista, troppo freddo o troppo duro, troppo triste e troppo lento.
Per questo ti dico che puoi esercitarti con me se lo vuoi, ti posso insegnare a vivere.


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