Le passioni si coltivano come le rose, e tu sei la mia.
Io e Chiara stiamo insieme da quasi cinque anni.
Non viviamo insieme, non ancora, ma non dipende da noi. Ci vorranno degli anni prima che i nostri figli, volando incontro al loro futuro, lascino le nostre case, le loro camere, i cassetti incasinati e i libri mai aperti, ancora immacolati.
Me la immagino spesso Chiara, a casa da sola. Mentre cala il cerchietto sugli occhi e lo rimette a posto dietro le orecchie, scostando una ciocca inesistente dalla fronte. E' così quando legge o scrive. Concentrata e fissa sulle parole, distratta solo dalle fusa del suo gatto.
Sono steso sul mio letto. Mi manca Chiara. Non la vedo da cinque giorni. Guardo il soffitto come se mi fossi accorto solo ora della sua esistenza. Come il soffitto, il tempo davanti a noi mi sembra così pesante, lungo e lento, quasi inafferrabile. Allungo la mano fino a raggiungere quel barattolo rosso dall'aria esotica. Mi ricorda le nostre risate sguaiate in Thailandia, anche se lo abbiamo acquistato nel Mar Rosso, durante uno dei nostri viaggi. Chiara è inarrestabile. Ha un'energia travolgente. Mi sono chiesto spesso cosa si provi a non doversi mai preoccupare di riempire il silenzio. A lei il silenzio appartiene solo nel rispetto del suo lavoro, in quel tempo, quando si rivolge a pazienti che hanno conosciuto solo lacrime. Il resto del tempo lo trascorre a parlare della gioia di vivere, della passione per le cose, dell'amore per lo studio e per me. Me lo dichiara, lo dice, me lo scrive, lo sussurra, lo registra, lo nasconde nei post-it in mezzo ai miei libri. Li tengo tutti i suoi bigliettini. In quel barattolo rosso dall'aria esotica.
Esco dalla camera e salgo furtivo sulle scale indugiando al terzo gradino. C'è una foto di Chiara sulla parete, mentre ride sguaiatamente a crepapelle. E' una foto in bianco e nero che adoro. L'abbiamo scattata mentre sbocconcellavamo un sandwich in riva al mare, sullo scoglio bagnato. Lei, sempre animata da intenzioni scherzose, piegava la testa di lato mentre il ketchup le colava da un lato della bocca come se fosse sangue di un vampiro. Non riuscivo a smettere di ridere.
Essere positivi è un'attività molto potente e Chiara ci riesce benissimo con la voce sempre briosa e festante. Ha perfino colorato di rosso e arancio e giallo, tutti i muri della mia casa. Li ha dipinti lei. L'ho trovata sulla scala col cappello di carta e una tuta da operaio extra large, sai come le scene dei film? Uguale. Dice che il bianco è troppo asettico, senza emozione. Dice che un muro bianco è come un albero plastico, finto, ligneo, che gronda tristezza. La guardavo pennellare quei muri, il naso imbrattato, sembrava un clown, con la coda di cavallo bionda, che ondeggiava sulle spalle, gli occhi da gatta, lo sguardo vago, ambiguo, sensuale. Chiara cattura i miei sogni segreti, quelli che non si possono raccontare.
Ma sarà forse quella differenza di età che ci separa, non troppi anni da divergere i nostri pensieri o da sconvolgere i tempi, non pochi anni da renderci troppo simili e noiosi, che ci unisce spaventosamente. O forse saranno i nostri sguardi sociologici, come li chiamiamo noi, sugli altri, così diversi da noi, a renderci simili. O semplicemente il fatto che io sia medico e lei infermiera, binomio inconfondibile nel lavoro, ma che a casa, si fonde nella dicotomia del nostro essere: Io-lei e lei-
me. Si, é lei. E' la donna che vorrei accanto 360 giorni all'anno. Una superdonna, mamma infaticabile, moglie sensuale, complice disponibile. E' la mia passione. Ma...
Magari.... non subito.
Non voglio che la convivenza cambi le cose, crogiolandoci nella routine della noia o in un fantomatico matrimonio di fatto. Perchè le passioni si coltivano come rose rare. Ci vuole calma, devozione, cura, attenzioni e tanto amore. Piano, cresceranno e svilupperanno radici profonde, inestirpabili, salde e ancorate. Fedeli al terreno e a chi le ha coltivate, non si affievoliranno mai e ti regaleranno fiori meravigliosamente profumati.
Non viviamo insieme, non ancora, ma non dipende da noi. Ci vorranno degli anni prima che i nostri figli, volando incontro al loro futuro, lascino le nostre case, le loro camere, i cassetti incasinati e i libri mai aperti, ancora immacolati.
Me la immagino spesso Chiara, a casa da sola. Mentre cala il cerchietto sugli occhi e lo rimette a posto dietro le orecchie, scostando una ciocca inesistente dalla fronte. E' così quando legge o scrive. Concentrata e fissa sulle parole, distratta solo dalle fusa del suo gatto.
Sono steso sul mio letto. Mi manca Chiara. Non la vedo da cinque giorni. Guardo il soffitto come se mi fossi accorto solo ora della sua esistenza. Come il soffitto, il tempo davanti a noi mi sembra così pesante, lungo e lento, quasi inafferrabile. Allungo la mano fino a raggiungere quel barattolo rosso dall'aria esotica. Mi ricorda le nostre risate sguaiate in Thailandia, anche se lo abbiamo acquistato nel Mar Rosso, durante uno dei nostri viaggi. Chiara è inarrestabile. Ha un'energia travolgente. Mi sono chiesto spesso cosa si provi a non doversi mai preoccupare di riempire il silenzio. A lei il silenzio appartiene solo nel rispetto del suo lavoro, in quel tempo, quando si rivolge a pazienti che hanno conosciuto solo lacrime. Il resto del tempo lo trascorre a parlare della gioia di vivere, della passione per le cose, dell'amore per lo studio e per me. Me lo dichiara, lo dice, me lo scrive, lo sussurra, lo registra, lo nasconde nei post-it in mezzo ai miei libri. Li tengo tutti i suoi bigliettini. In quel barattolo rosso dall'aria esotica.
Esco dalla camera e salgo furtivo sulle scale indugiando al terzo gradino. C'è una foto di Chiara sulla parete, mentre ride sguaiatamente a crepapelle. E' una foto in bianco e nero che adoro. L'abbiamo scattata mentre sbocconcellavamo un sandwich in riva al mare, sullo scoglio bagnato. Lei, sempre animata da intenzioni scherzose, piegava la testa di lato mentre il ketchup le colava da un lato della bocca come se fosse sangue di un vampiro. Non riuscivo a smettere di ridere.
Essere positivi è un'attività molto potente e Chiara ci riesce benissimo con la voce sempre briosa e festante. Ha perfino colorato di rosso e arancio e giallo, tutti i muri della mia casa. Li ha dipinti lei. L'ho trovata sulla scala col cappello di carta e una tuta da operaio extra large, sai come le scene dei film? Uguale. Dice che il bianco è troppo asettico, senza emozione. Dice che un muro bianco è come un albero plastico, finto, ligneo, che gronda tristezza. La guardavo pennellare quei muri, il naso imbrattato, sembrava un clown, con la coda di cavallo bionda, che ondeggiava sulle spalle, gli occhi da gatta, lo sguardo vago, ambiguo, sensuale. Chiara cattura i miei sogni segreti, quelli che non si possono raccontare.
Ma sarà forse quella differenza di età che ci separa, non troppi anni da divergere i nostri pensieri o da sconvolgere i tempi, non pochi anni da renderci troppo simili e noiosi, che ci unisce spaventosamente. O forse saranno i nostri sguardi sociologici, come li chiamiamo noi, sugli altri, così diversi da noi, a renderci simili. O semplicemente il fatto che io sia medico e lei infermiera, binomio inconfondibile nel lavoro, ma che a casa, si fonde nella dicotomia del nostro essere: Io-lei e lei-
me. Si, é lei. E' la donna che vorrei accanto 360 giorni all'anno. Una superdonna, mamma infaticabile, moglie sensuale, complice disponibile. E' la mia passione. Ma...
Magari.... non subito.
Non voglio che la convivenza cambi le cose, crogiolandoci nella routine della noia o in un fantomatico matrimonio di fatto. Perchè le passioni si coltivano come rose rare. Ci vuole calma, devozione, cura, attenzioni e tanto amore. Piano, cresceranno e svilupperanno radici profonde, inestirpabili, salde e ancorate. Fedeli al terreno e a chi le ha coltivate, non si affievoliranno mai e ti regaleranno fiori meravigliosamente profumati.