Io, il disabile abile
Ha i riccioli sospesi nel volto Sergio. Le labbra ceramizzate, sempre serrate. Indossa una maschera silenziosa e severa su un volto buono.
"Quando sono diventato stomizzato mi hanno riconosciuto l'invalidità civile. La commissione stampa un'etichetta che non ti viene attaccata solo sulla cartella clinica, ti viene appiccicata nell'anima e nel cuore. La gente ti marchia con un timbro indelebile nella mente. Sei invalido per la società. Punto. Sei scaduto.
Se qualcuno vive questa condizione come un dramma, l'unica cosa da fare è abituarsi e pensare ai vantaggi. Hai il parcheggio agevolato per disabili, l'entrata al cinema con biglietto ridotto per disabili, il bagno più grande, più alto, più facile per disabili.
L'estate scorsa, sono riuscito a superare il deragliamento psicologico e mi sono recato in spiaggia. Volevo fare anche il bagno nel mare, tra mucillagine e alghe infestanti non è stato un gran che, ma era la mia la mia prima volta da stomizzato e la mia, era una gioia di un'intensità plateale.
Il sacchetto è stato bravo. Non si è mosso, non si è sciolto, non è stato portato via dalle onde. Ma la mia pancia ha iniziato a borbottare e a manifestare il desiderio di liberarsi dell'aria, appena uscito dall'acqua, così, ho cercato un bagno pubblico. Quello più a destra era evidenziato per disabili.
Il wc per disabili è più alto e mi consente di svuotare il sacchetto senza dover fare rocambolesche acrobazie . Mi stava bene l'etichetta del disabile. Avrei potuto usufruire del bagno libero, quello grande, più comodo, più ricco. Quello senza tempo di attesa. Senza colonna.
"Lei non può entrare là", mi dice il bagnino dallo sguardo nudo.
"Ma io sono disabile", affermo a labbra ancora più serrate.
"Certo, come no, ed io sono paralitico", mi risponde il bagnino sarcastico.
Non avrei mai voluto dover sollevare la maglietta solo perchè non ero un paraplegico in sedia a rotelle.
E come una nebbia pesante e untuosa, lo sguardo del bagnino si faceva basso e spento, in un corpo nervoso con una faccia pesante. Balbettava non so quali scuse, timidamente accentuate quando notò la mia ritrosia.
Fu quello il giorno in cui mi decisi di cancellare la mia etichetta di disabile. Noi stomizzati non siamo disabili. E l'unica azione azione che non siamo in grado di fare è farci cancellare quel sigillo di disabilità dalla commissione. Ci è comodo esserlo al bisogno ma non è onesto. Lo stigma sociale possiamo distruggerlo solo noi, che siamo i primi ad indossarlo, smettendo di comportarci come uomini allo sfracello e cominciando a costruire la nostra dignità.
Ringrazio infinitamente quel bagnino.
"Quando sono diventato stomizzato mi hanno riconosciuto l'invalidità civile. La commissione stampa un'etichetta che non ti viene attaccata solo sulla cartella clinica, ti viene appiccicata nell'anima e nel cuore. La gente ti marchia con un timbro indelebile nella mente. Sei invalido per la società. Punto. Sei scaduto.
Se qualcuno vive questa condizione come un dramma, l'unica cosa da fare è abituarsi e pensare ai vantaggi. Hai il parcheggio agevolato per disabili, l'entrata al cinema con biglietto ridotto per disabili, il bagno più grande, più alto, più facile per disabili.
L'estate scorsa, sono riuscito a superare il deragliamento psicologico e mi sono recato in spiaggia. Volevo fare anche il bagno nel mare, tra mucillagine e alghe infestanti non è stato un gran che, ma era la mia la mia prima volta da stomizzato e la mia, era una gioia di un'intensità plateale.
Il sacchetto è stato bravo. Non si è mosso, non si è sciolto, non è stato portato via dalle onde. Ma la mia pancia ha iniziato a borbottare e a manifestare il desiderio di liberarsi dell'aria, appena uscito dall'acqua, così, ho cercato un bagno pubblico. Quello più a destra era evidenziato per disabili.
Il wc per disabili è più alto e mi consente di svuotare il sacchetto senza dover fare rocambolesche acrobazie . Mi stava bene l'etichetta del disabile. Avrei potuto usufruire del bagno libero, quello grande, più comodo, più ricco. Quello senza tempo di attesa. Senza colonna.
"Lei non può entrare là", mi dice il bagnino dallo sguardo nudo.
"Ma io sono disabile", affermo a labbra ancora più serrate.
"Certo, come no, ed io sono paralitico", mi risponde il bagnino sarcastico.
Non avrei mai voluto dover sollevare la maglietta solo perchè non ero un paraplegico in sedia a rotelle.
E come una nebbia pesante e untuosa, lo sguardo del bagnino si faceva basso e spento, in un corpo nervoso con una faccia pesante. Balbettava non so quali scuse, timidamente accentuate quando notò la mia ritrosia.
Fu quello il giorno in cui mi decisi di cancellare la mia etichetta di disabile. Noi stomizzati non siamo disabili. E l'unica azione azione che non siamo in grado di fare è farci cancellare quel sigillo di disabilità dalla commissione. Ci è comodo esserlo al bisogno ma non è onesto. Lo stigma sociale possiamo distruggerlo solo noi, che siamo i primi ad indossarlo, smettendo di comportarci come uomini allo sfracello e cominciando a costruire la nostra dignità.
Ringrazio infinitamente quel bagnino.