L'amore che cura

Vi racconto questa meravigliosa dedica d'amore. La mia paziente è davvero fortunata.

Mia moglie è bellissima. La vedi? E' quella laggiù.
Ha la fronte ricoperta da una fontana di riccioli, la vedi? Quella che porta languidamente la mano alla fronte. Oggi veste un maglione ingombrante, di lana e rafia, di quelli che nessuno acquisterebbe mai, ma lei è così, speciale e unica perchè diversa.
Rigira una grossa ciocca lucente intorno ad un dito e a tratti, lancia la cortina di capelli di lato, in modo che le ricadano sulla spalla. Dice che presto li perderà tutti i suoi riccioli d'oro. Ma io mi inebrio del suo fascino e della sua femminilità e me la immagino carina anche con un berretto di lana. Ammaliato e sedotto anche se fosse vestita con un sacco di iuta.
Mia moglie è bella da togliere il fiato. E' come se il sole brillasse più luminoso su di lei, regalandole più attenzioni e più calore che a tutti gli altri.
Da quando si è ammalata non faccio che pensare a lei e alla paura di perderla.
La vedo sexy al mattino reggere la tazzina del caffè, stretta nelle spalle del suo tailleur nero. La vedo riflessa tra i vetri delle finestre a specchio, in sottoveste di seta, la sera , prima di coricarci. E poi la vedo sul desktop del mio computer, mentre sorride simpatica al gatto, con la bocca spalancata. E' anche sullo screen del mio cellulare, vestita da fata a carnevale, e nella cornice del quadro in bagno, durante le vacanze alle Maldive, in piedi sulla palma, con gli occhi sognanti e romantici.
In macchina, mentre guido, si materializza sulla strada che percorro, confondendo la mia razionalità. Si insomma, mi accompagna nella lampada dei desideri, tra i cassetti dei sogni e nel labirinto dell'amore, nel quale mi sono perso.
Ieri si è sottoposta alla terza seduta di chemioterapia e non è andata bene, l'hanno ricoverata per ristabilirle i valori del sangue. Erano tutti fuori norma. Anche il mio gelava nelle vene. Ero stordito dalla paura. Sono rimasto con lei tutta la notte, seduto accanto al suo letto, con le braccia incrociate sotto alla fronte. Non dormivo. Volevo starle accanto, sul cuscino. Accanto al suo viso dalla pelle di luna, e ascoltare il suo cuore battere. La fredda poltrona in pelle nera mi sembrava troppo distante e non avrei potuto sentire il suo respiro.
Stamattina l'ho aiutata a lavarsi e a vestirsi. Mi strugge il dolore che può provare ogni qual volta si guarda il seno amputato. Mi assilla il pensiero che possa non sentirsi più donna e l'ho accarezzata piano sulla guancia. Lei mi ha guardato con gli occhi lucidi , appoggiando la sua mano sulla mia. Scivolavano giù insieme, insieme alle lacrime e ai "ti amo" che ci siamo detti. Sono convinto che questo amore la salverà. Lei me lo ripete sempre. Me lo ha giurato che questo amore la salverà. Peccato aver capito solo ora che non potrei mai vivere senza di lei. Solo ora, che la sua vita sembra incastrata in mezzo a grossi blocchi di granito. Peccato aver capito solo ora che avrei potuto amarla ancora di più, all'inizio. Forse non si sarebbe ammalata.
Forse.

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