Aiutami a distruggerti

Dedicata a te, che ancora non hai avuto il coraggio di lasciarlo, pur sapendo.

Sono sette giorni che ti ho perso e il gusto amaro mi perseguita ad ogni morso. Amavi le mele verdi quanto me, quelle acide, dalla buccia lucida, e costose, molto costose.
Mi hai lasciato quel biglietto sul portafrutta , tra una mela ed un kiwi che sbucciavi per me, tutte le sere. Avresti potuto scegliere un altro posto. Ma quale ? Ogni angolo parla di noi in questa casa. Ogni cassetto e ogni ripiano, ogni cuscino e ogni tappeto, dove facevamo la lotta.
Mi accarezzavi il volto come se fosse stato di velluto. Prima con le dita in un verso, poi nell'altro, dolcemente, avvicinando il tuo viso al mio, fino a toccare con la punta del tuo naso caldo il mio gelido. E mi fissavi dritto negli occhi dicendomi che mi amavi. Ti piacevano i miei occhi. Li paragonavi al verde delle nostre mele e mi avresti mangiata tutta. Anch'io ti avrei divorato, sul divano, il nostro posto preferito. Com'è doloroso adesso il ricordo di noi in pigiama a bere camomilla zuccherata, sul divano stretto. Stavamo abbracciati tutto il tempo, da non far circolare aria tra i nostri corpi. La preparavi tu la camomilla, ogni volta che ti dicevo di avere mal di pancia. Poi , ciabattando nelle infradito numero quarantotto, scendevi a prepararmi la boule dell'acqua calda e mentre io cercavo di mascherare le smorfie per i crampi dolorosi, tu mi massaggiavi piano . Farfugliavo tra i colpi di tosse e i rantoli di un gatto asmatico. Avevo talmente bisogno di te che era  impossibile immaginare di perderti .
Quando mi sono ammalata ho capito che non avresti sopportato la mia metamorfosi il giorno stesso in cui iniziai la chemioterapia. Mi accompagnasti con la fretta di chi deve scappare via per un impegno inderogabile, e così feci. Te ne andasti quello stesso giorno, lasciandomi il biglietto nel portafrutta.
Dovevo capirlo che non mi amavi più. Non mi avresti mai tradito altrimenti. Dovevo capirlo quando ti lamentavi delle mele . Non avevano più la giusta consistenza e le buttavi nel cestino. Non erano abbastanza lucide, non erano abbastanza verdi, non erano quelle di sempre. Non lo avevi mai fatto.

Oggi la tua mancanza è come aceto nella mia ferita che non cicatrizzerà più. La testa è incredibilmente  vuota mentre il mio cuore soffre.
Amore mio, come farò a rassegnarmi a vivere. Come potrò accettare di vedere la tua bocca appoggiarsi su altre labbra, e le tue dita accarezzare un altro viso ?. Quanti giorni ancora serviranno per  dimenticare il profumo della tua pelle ?
Ti prego, aiutami a distruggerti amore mio. Aiutami a non morire pensando al tuo viso sul collo di lei, dalle labbra ceramizzate, così diversa, così uguale. Lei, dallo sguardo nudo e fiero, lei, così sconsideratamente ottimista, inopinatamente allegra, terribilmente bella, magnificamente sana, capace di creare un disastro sovrumano, uno schianto contro un muro, un deragliamento psicologico definitivo. Perché non pensavo di meritarmi tanto.

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