Violentissimo segreto

Sperando che possa aiutare altre donne, vittime di questi violentissimi segreti a non tacere così a lungo. (Per volere di Mariasole)

Non è la prima volta.
Quella zona intima, calpestata da chi una volta la sfiorava con ipotetico amore, invecchiata tutto d'un tratto per la sofferenza che in essa si cela, rappresenta, per la donna che ho davanti, un violentissimo segreto.
E' magra Mariasole ed ha la pelle nera. Il suo nome dovrebbe rappresentare l'ardore e la gioia della vita di chi lo porta, ma non è così.
Si presenta per un dolore là, che non ha una causa dicono i medici. E' un fastidio, ingravescente, come una contrattura, un pungente ago, una morsa che attorciglia ogni capillare, un peso. E' straziante, lacerante, insopportabile quando accade, ma non sempre, mi spiega Mariasole.
La osservo. Cerco di farla sentire a suo agio. Chiaccheriamo. La visito. Tocco ogni punto delicatamente. Ma non mi convince.
Mariasole che succede?
E' da quel momento che un fiume in piena ha travolto la mia giornata e sconquassato i miei pensieri . E' da quel momento che ho dovuto affidare il suo animo ad uno stupido foglio di carta a righe, in cui annotare ogni sua frase, ogni emozione celata nelle sue parole, senza farmi coinvolgere dal dramma.
Anche l'aria era fragile.  Mariasole,  prigioniera di un gomitolo aggrovigliato, annichilita da un segreto che stava per esplodere, si ergeva di fronte a me. Io, protagonista di un minuscolo frammento di tanto dolore nella sua vita: la furia violenta di un marito bianco, malato di sesso.

"Ho sempre sognato un uomo come lui. Ma è stata una collisione improvvisa e fortissima tra il mio fantasticare  e la realtà deludente quella che mi ha colpito la prima volta. E'stato un rapporto devastante per il mio intimo mondo, violento, doloroso, rapido. Mi colse subito una vaga scontentezza. Era mio marito, di cosa avevo paura? Lui mi amava. Me lo ripeteva dieci volte al giorno, con messaggini e bigliettini nascosti ovunque. Ma in qualsiasi momento del giorno o della notte, mentre il mondo degli altri esseri umani rotolava meravigliosamente nella vita, il mio mi inghiottiva nelle tenebre. Al mattino, mi sembrava di dover allontanare da me pesanti blocchi di granito. Con il sangue che colava e il dolore impossibile, mio marito mi preparava la colazione prima ancora di accertarsi che fossi viva. Metteva un fiore fresco sul vassoio, e mentre ricomponevo il puzzle del mio disastro, lui si cacciava la camicia stropicciata nei calzoni, prevedendo il suo ritorno. Non importa se il mio volto era plumbeo e rugoso, con le lacrime o il dispiacere. Mica lo vedeva lui.
Vagava per casa come niente fosse anche dopo avermi costretto ad una violenza. Una , dieci, cento, mille volte, poi non le ho contate più. Aveva un che di bambinesco nel suo bighellonare. Mi piaceva quel modo ammiccante. Quello, e non tutto il resto. Se ne andava dandomi un bacio sulla fronte ed io volavo in bagno, per sentirmi pulitissima dentro. Mi guardavo allo specchio. Avevo sempre i suoi occhi indagatori e penetranti davanti a me. Mi sentivo a tratti protagonista un matrimonio patetico e ingessato, altre volte l'antagonista sfigata di una storia non a lieto fine, e mai la principessa del castello. L'Italia non poteva essere questa. No, non poteva essere così l'esistenza. Quanto avrei voluto urlare. Aprivo spalancata la bocca ma nessun suono usciva da essa. Il grido liberatorio rimaneva sempre chiuso nel petto.
Con il tempo, diventava sempre più difficile sopportare. L'imbroglio mi aveva reso schiava e complice e non sapevo come uscirne. Non nascondo che il desiderio di farla finita prendeva spesso il sopravvento sulla separazione. Sarebbe stato più facile. Quando sfiori la morte, questa non ti fa più paura. Ho resistito per fortuna. Perchè oggi mio marito ha il cancro ed io lo assisto giorno e notte. Lo vedo soffrire e spegnersi lentamente, lamentarsi, gemere, temere il buio. Eppure non soffro. NOn provo pena nè dolore, nè compassione. Lo accompagno a fare la chemioterapia, si regge a malapena in piedi. Io sto sempre zitta. Gli appoggio la coperta sulle gambe, il golf sulle spalle, gli sorreggo la fronte mentre vomita. Non provo nulla. E' questa, la mia lenta vendetta.

Il 50% delle donne con dolore pelvico cronico a eziologia sconosciuta, ha subito violenza sessuale.



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