L'infermiera che vorrei

Dedicato a lei... quell'Infermiera con la I maiuscola.

La lista degli interventi chirurgici di domani, sventola sulla bacheca della guardiola, ed è' fermata da una puntina di metallo in bilico. Mi avvicino non tanto per curiosità, quanto per sistemarla, e i miei occhi non possono fare a meno di leggere. Domani, i chirurghi, taglieranno un pezzo di intestino a due donne, rimuoveranno la vescica ad un uomo, lo stomaco ad una anziana del '29 e diverse colecisti . Com'è difficile sottrarsi alle ineluttabili regole dell'esistenza.
In fondo alla lista, evidenziata in giallo, c'è Maddalena, del '74, operanda di mastectomia radicale.
Mi colpisce il nome, così dolce e così "storico", importante, così semplice e così "fortunato" , ma lei no, non lo è in questo momento. Una evidenziatura in giallo nella lista nera, e' sempre segno di cattivo presagio, intervento complicato, attenzione allo spessore e alla "densità".
Sollevo il sopracciglio.
Quando leggi e vuoi dare importanza alle frasi, le evidenzi con il pennarello giallo. Dai loro valore, potenza. Anche se scrivi al computer puoi usare il tasto <evidenzia>,  per dare spicco e rilievo ad una parola, ricchezza, attenzioni, come nella lista operatoria.
Mi colpisce l'anno di nascita, il mio, lo stesso, i quarant'anni, traguardo desiderato e temuto, festeggiato, si fa per dire, con la parrucca e la pelle di luna, gli occhi lucidi e i voli pindarici dei veleni nel corpo. Emozioni dilatate e dilaniate.
Se non avessi vissuto l'amputazione della mia femminilità non potrei capire così , come in questo istante, quella donna, in un'isola sospesa. Ci vogliono azioni da compiere nei tempi sospesi. Azioni che non si devono fare attendere.
Essere infermiera non è come fare L'infermiera.
Ed essere un'infermiera che ha lottato contro il cancro, non è come essere un'infermiera che insegna a lottare contro il cancro. Ti devi immergere in questo lavoro per capirlo, cancellare ogni resistenza al dolore, trasmettere tutta la corrente vitale che puoi. Tutto cambia a seconda della finestra da cui si osserva la realtà .
Mi avvicino alla stanza 9 con il mio blocco degli appunti sottobraccio. "Permesso " , accenno ad alta voce entrando nella sua stanza. La mia esclamazione vaga a mezz'aria. Qui, c'è un silenzio assordante.
I vetri delle finestre riflettono il mio volto ancora scarno, i capelli corti, ma la divisa bianca, le penne sul taschino, il fonendoscopio al collo, sono un'infermiera e c'e' solo un corpo mollemente sdraiato sul suo letto, le ossa stanche, il sorriso assente. Quello di Maddalena. Nell'altro letto, una donna piena di flebo e drenaggi dorme beatamente.
Maddalena deve essere proprio quella, nel letto accanto alla finestra. Lo avrei scelto anch'io al suo posto, per mantenere un contatto anche solo visivo con il mondo esterno, magari con le nuvole o con i rami più alti dell'abete che si scorgono irti tra i raggi di un sole ancora inoffensivo. Nel momento in cui pensi che tutto ti sfugga via di mano, ti puoi sempre aggrappare alla natura, che è vita, tutt'altro che immobile.
Lei mi guarda preoccupata, inamovibile, senza battito,  forse cerca con occhi inquieti, tra le mie mani,  una siringa, una flebo, degli aghi.
No, cara amica. L'infermiera non è solo quella della flebo, degli aghi e delle siringhe. L'infermiera sa anche tranquillizzarti, prima di un intervento che ti demolirà il corpo e il pensiero. L'infermiera sa quello che provi e quello che proverai  e  appoggerà una mano sulla tua, per rassicurarti che andrà tutto bene, anche se lo conosce perfettamente quel mostro e i suoi disastri. Tutte le mattine, sotto la doccia, la cicatrice ricorda a quell'infermiera quello che stai provando tu.
L'infermiera ti dirà poche parole, tre o quattro basteranno. Ma tu, avrai letto nei suoi occhi il coraggio, la vittoria, la forza. Farai tue proprie quelle virtù ed entrerai in sala operatoria con il sorriso e il pollice alzato. Magari ti scatterai un selfie, con quella infermiera che è già tua amica, e ti ha donato ciò che a lei il cancro voleva rubare . La forza per lottare, capire la malattia, rispettarla senza odiarla, affinché sia buona con te,  anche dopo tutto, quando riuscirai a stamparti addosso uno sguardo che vivra' di vita propria e rimbalzerà  sul mondo circostante, senza farsi prendere.

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