La musica mi ha salvato la vita
Grazie Gianluca, per l'esempio che mi hai consentito di raccontare
Lo chiamavano il male di vivere, per me era invece, la paura di
morire. Morire di cancro a trentacinque anni. No, ve lo assicuro, non era
depressione, nè apatia, nè anedonia. Quello che caratterizzava le mie giornate
amare era un dolore atroce che cementava il mio corpo allontanandolo dalla mia
vita, la musica. La scoperta della malattia era una lenta e inesorabile triste
melodia, appena edulcorata da qualche "Re maggiore", vinta da troppi
"Do minore" e toni gravi, susseguosi, spenti.
Mi sembrava che un soffitto di cemento fosse improvvisamente
caduto frantumando ogni tasto del mio piano, sbrandellando ogni foglio dello
spartito dimenticato sul leggio, cancellando soavi melodie dai miei timpani.
Ogni nota stonava stentorea nella mia testa come il liquido della chemioterapia
nelle mie vene, quando entrava. La musica si era allontanata da me, non mi
amava più.
Le mie dita magre e affusolate mi apparivano ora scarne e ossute,
anch'esse spolpate dal male incurabile, specchio della mia condizione.
Oggi, come una ennesima fredda e ruvida sinfonia, picchietto ogni
polpastrello sul bracciolo della poltrona del day hospital oncologico, a ritmo.
Sento un vuoto pneumatico nel mio pentagramma. Il ticchettio della
goccia dopo goccia sul deflussore della flebo è intenso, grave, lo fisso,
chiudo gli occhi, ascolto la melodia tic...tic..tic.. di un liquido troppo
potente per i miei timpani. E' strano quanto assomigli una nota, nella sua forma,
ad una goccia che cade. Note e melodia sono divise da un filo sottilissimo.
Oggi mi sento come un grande pianista. Beethoven, che nello
scrivere la sinfonia n.5 scelse una tonalità caratterizzata da un timbro cupo e
grave. Io, Gianluca, cupo e grave.
Ma mia madre mi ha spinto a diventare la migliore versione
possibile di me stesso. Un Gianluca allegro, limpido e sicuro. Fuso nella mia
musica classica.
Le tonalità musicali sembrano essere collegate ad una particolare
sensazione che ne descrive l'impatto sull'uomo. E' proprio solo questa
deformata melodia che ascoltano ora le mie orecchie malate. Ed io non voglio.
Datemi il concerto per orchestra in re maggiore, vi prego, dalle tonalità
allegre, limpide e sicure, come vorrei essere.
Torno a casa stanco, ma rinnovato dal desiderio di musica. Fisso
il mio piano impolverato. E' uno sguardo che vive di vita propria e rimbalza
sul mondo circostante, dove non c'è solo malattia. Il piano sembra in un'isola
sospesa della mia eclettica abitazione. Lui, è in puro legno. Unisce la poesia
nordica al rigore orientale. Crea il mio mondo ovattato, tattile, profumato.
Apro lo spartito, "Concerto per orchestra in re
maggiore" ed un sorriso soave, quasi ultraterreno si impossessa di me. Onirico
ed esplosivo il brano mi cattura. E dimentico la stanchezza, la nausea e il
dolore, il sacchetto, i sondini e le flebo velenose.
Non importa se la luna sarà arrugginita
stasera, nè se la notte sarà apparecchiata con poche stelle. Io mi fonderò con
lei, la mia musica, in un volo pindarico di vita. E' così, per magia che la
musica comunica. Un modo prezioso per ri-connettersi con la gioia di
vivere. Sono queste le azioni da compiere nei tempi sospesi.
Gianluca si è
sottoposto a sei cicli di chemioterapia. Ora sta bene.
Sostiene sia stata la musica a salvarlo.
Vuole dare
questo consiglio a chi non è musicista nè pianista: Ascoltate la musica
classica se non lo avete mai fatto, vivaci melodie, allegre sinfonie, durante
la malattia.
Sarà un modo
per ri-connettersi con la gioia di vivere!