VOLEVO UN UOMO PERFETTO

Volevo che il nostro amore fiorisse sulla perfezione.
Volevo un uomo da amare per quello che era e per ciò che faceva e non per ciò che avrei voluto che diventasse. Un uomo che fosse in grado di gustare i bei momenti insieme anziché precipitarsi subito nei cattivi pensieri della sua malattia; che ridesse di se stesso e della vita, anche da malato. Che non perdesse consistenza giorno dopo giorno.
Volevo un uomo abbastanza folle da poter pensare di cambiare il mondo, e non cambiato dal mondo.
Volevo imbattermi con lui in meravigliose persone, sane, godendomi il viaggio della vita e non della malattia.
Volevo un uomo che osservasse la realtà dalla mia stessa finestra, non da quella di un ospedale per malati di cancro.
Volevo un uomo che mi regalasse una casa stucchevole e leziosa, non un appartamento per disabili. Un giardino fiorito, non piante plastificate. Un'auto sportiva, non una sedia a rotelle.
Volevo un uomo con un sorriso vero, non stupidamente allegro; che pensasse alla nostra vita come ad una corsa a cento all'ora, non come ad una corda fluttuante, marcescente, spezzata. Volevo un protagonista vivace e ironico, non un antagonista triste e patetico. Un uomo senza cicatrici, con il volto rosato e non tormentato, che non inquinasse l'atmosfera squisitamente femminile delle nostre amicizie, con la sua irriverenza maschile. Un uomo dalle idee chiare e non intorcinate in una testa confusa. Un uomo che non si lasciasse andare alla paura come se avesse sempre la canna di una pistola alla tempia. Volevo un uomo orientato, lavoratore, infaticabile, marito, amante, sano.

Finché rimasi sola.

Oggi, Giorgio vive una vita stupenda con un'altra donna che ama tutto di lui. È' ancora malato ma non ci pensa mai. Lavora, instancabilmente. Osserva la realtà dalla finestra della sua casa stucchevole e leziosa, guida un'auto sportiva, cura le piante del suo giardino. È' protagonista nelle serate ad atmosfera squisitamente femminile, grazie alla sua magnifica sensibilità. Cura il suo giardino fiorito, ride di se stesso, manda a quel paese la sua malattia. Non ha paura. Vuole cambiare il mondo.


Durante la malattia, chi ti sta accanto, fa la differenza. 

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