Una cena diversa: io , lei e l'altro. Pillole osservazionali.
(I fatti raccontati sono realmente accaduti)
Attraversa il corridoio il cameriere spericolato con un fumante arrosto nel carrello.
Mi freno sui tacchi vertiginosi per non scontrarmi con l'ormai ex pollastro ruspante del vassoio e la proprietaria del ristorante si scusa affranta.
Si respira un'aria frenetica, tutt'altro che pacata. Sono tutti di corsa. Nemmeno il velluto verde bosco delle poltroncine, nè le abat jour dalla luce soffusa alle colonne mi mette tranquilla.
"Siete in due?" mi chiede la signora guardando alle mie spalle in cerca di un ipotetico uomo che non c'è. "Solo io", rispondo decisa, con un sorriso mordace e ampio.
Mi siedo in un posticino niente male, nell'angolo della sala. Da là, riesco a controllare tutto. Fingo un'aria aristocratica.
La mia fissa per il pavimento pelvico mi accompagna in ogni dove. Stasera, reduce da un corso di sessuologia, non riesco a godermi la cenetta senza pensare ai muscoli che stanno alla base del mio bacino, e a quelli degli altri, appoggiati su questa morbidissima sedia di velluto verde. Non si lamenteranno i genitali inquieti.
Raddrizzo la schiena e sposto i gomiti dal tavolo. E' interessante notare quanti non lo fanno. Sembrano tutti "ingobbiti". Lo schienale alto, certamente, ti regala un bel relax ma questo non significa che devi "accartocciarti" su te stesso.
Accanto a me un giovane uomo ed una donna sulla trentina, tengono le mani intrecciate, emozionate, avvinte, ardenti. Mi immagino lui, dopo cena, con la fronte imperlata di sudore, di fronte a lei, avido, passionale. E poi lei, travolgente, gli occhi eccitati, un silenzio eloquente.
Ma questa emozione dilatata dura poco. Lui, molto affascinante, afferra con la mano destra il suo cellulare e scrive un messaggio. La donna e' seduta sul bordo della sedia, come se fosse in partenza, con la schiena inarcata, l'espressione estatica, innamorata. Si alza e volteggia leggiadra verso la toilette. Cammina dritta, con l'addome introflesso, le spalle allineate, i glutei tonici. Lui, scivola sulla sedia, scomposto, non appena lei sparisce dalla sua vista. Incurva le spalle, rilassa l'addome, continua a scrivere sul cellulare. Eccola lei tornare. Raffinata nel passo sostenuto, il collo teso, allungato, le mani nelle mani, un piede avanti l'altro, come in una passerella ma senza stereotipi.
Ci sono due calici di prosecco sul tavolino amaranto. I due giovani non hanno ancora brindato. Non hanno ancora parlato. Non hanno ancora riso. Lei si siede, sciolta e cerca lo sguardo di lui, un complimento, una frase di approvazione. Ma l'iphone6s è il solo protagonista di quel tavolo per due. Ad un certo punto, lei si china e raccoglie la borsa da terra; estrae il suo cellulare dorato. Digita, scivola il dito, scorre, passa, scrive, legge. Gli occhi bassi, sullo screen. Lui solleva appena il sopracciglio. Ha un viso affilato, angoloso. La guarda con espressione provocatoria e le chiede di dare un'occhiata al suo cellulare. Ecco si rivolgono la parola. Sono trascorsi venticinque minuti di silenzio prima di inquinare l'atmosfera con questa loquacità. Poi la conversazione diventa fitta. No, non tra loro. Bensì tra loro e i loro interlocutori "messaggiatori"al di là del cavo, chissà dove, chissà con chi.
Così, in questa splendida location francese, romantica a dismisura, su poltroncine verde bosco in velluto medioevale, due esseri umani, personificano il crollo della coppia e della seducente magia di un dialogo mano nella mano, con un calice di vino protagonista assoluto e preambolo di scintille febbrili di desiderio puro.
Sospiro. Rivedo mentalmente le slides del corso sulla sessualità, il calo della libido delle donne in menopausa, l'impotenza post prostatectomia, il counseling sessuale, il viagra, la complicità.
E il dialogo di coppia. Conciliabile, sereno, ricco, onesto, limpido, romantico, erotico....
Come è inguaribile questa insostenibile nostalgia...
Attraversa il corridoio il cameriere spericolato con un fumante arrosto nel carrello.
Mi freno sui tacchi vertiginosi per non scontrarmi con l'ormai ex pollastro ruspante del vassoio e la proprietaria del ristorante si scusa affranta.
Si respira un'aria frenetica, tutt'altro che pacata. Sono tutti di corsa. Nemmeno il velluto verde bosco delle poltroncine, nè le abat jour dalla luce soffusa alle colonne mi mette tranquilla.
"Siete in due?" mi chiede la signora guardando alle mie spalle in cerca di un ipotetico uomo che non c'è. "Solo io", rispondo decisa, con un sorriso mordace e ampio.
Mi siedo in un posticino niente male, nell'angolo della sala. Da là, riesco a controllare tutto. Fingo un'aria aristocratica.
La mia fissa per il pavimento pelvico mi accompagna in ogni dove. Stasera, reduce da un corso di sessuologia, non riesco a godermi la cenetta senza pensare ai muscoli che stanno alla base del mio bacino, e a quelli degli altri, appoggiati su questa morbidissima sedia di velluto verde. Non si lamenteranno i genitali inquieti.
Raddrizzo la schiena e sposto i gomiti dal tavolo. E' interessante notare quanti non lo fanno. Sembrano tutti "ingobbiti". Lo schienale alto, certamente, ti regala un bel relax ma questo non significa che devi "accartocciarti" su te stesso.
Accanto a me un giovane uomo ed una donna sulla trentina, tengono le mani intrecciate, emozionate, avvinte, ardenti. Mi immagino lui, dopo cena, con la fronte imperlata di sudore, di fronte a lei, avido, passionale. E poi lei, travolgente, gli occhi eccitati, un silenzio eloquente.
Ma questa emozione dilatata dura poco. Lui, molto affascinante, afferra con la mano destra il suo cellulare e scrive un messaggio. La donna e' seduta sul bordo della sedia, come se fosse in partenza, con la schiena inarcata, l'espressione estatica, innamorata. Si alza e volteggia leggiadra verso la toilette. Cammina dritta, con l'addome introflesso, le spalle allineate, i glutei tonici. Lui, scivola sulla sedia, scomposto, non appena lei sparisce dalla sua vista. Incurva le spalle, rilassa l'addome, continua a scrivere sul cellulare. Eccola lei tornare. Raffinata nel passo sostenuto, il collo teso, allungato, le mani nelle mani, un piede avanti l'altro, come in una passerella ma senza stereotipi.
Ci sono due calici di prosecco sul tavolino amaranto. I due giovani non hanno ancora brindato. Non hanno ancora parlato. Non hanno ancora riso. Lei si siede, sciolta e cerca lo sguardo di lui, un complimento, una frase di approvazione. Ma l'iphone6s è il solo protagonista di quel tavolo per due. Ad un certo punto, lei si china e raccoglie la borsa da terra; estrae il suo cellulare dorato. Digita, scivola il dito, scorre, passa, scrive, legge. Gli occhi bassi, sullo screen. Lui solleva appena il sopracciglio. Ha un viso affilato, angoloso. La guarda con espressione provocatoria e le chiede di dare un'occhiata al suo cellulare. Ecco si rivolgono la parola. Sono trascorsi venticinque minuti di silenzio prima di inquinare l'atmosfera con questa loquacità. Poi la conversazione diventa fitta. No, non tra loro. Bensì tra loro e i loro interlocutori "messaggiatori"al di là del cavo, chissà dove, chissà con chi.
Così, in questa splendida location francese, romantica a dismisura, su poltroncine verde bosco in velluto medioevale, due esseri umani, personificano il crollo della coppia e della seducente magia di un dialogo mano nella mano, con un calice di vino protagonista assoluto e preambolo di scintille febbrili di desiderio puro.
Sospiro. Rivedo mentalmente le slides del corso sulla sessualità, il calo della libido delle donne in menopausa, l'impotenza post prostatectomia, il counseling sessuale, il viagra, la complicità.
E il dialogo di coppia. Conciliabile, sereno, ricco, onesto, limpido, romantico, erotico....
Come è inguaribile questa insostenibile nostalgia...