Prova un sacchetto anche tu
Prendi un sacchetto per stomia, riempilo di liquido colorato, tiepido, e attaccalo alla tua pancia per 24h.
Non si tratta di solidarietà, empatia o commiserazione ma di vera presa di coscienza.
E' l'iniziativa "try to understand" (prova per capire) promossa dall'enterostomista Fanni Guidolin dell'Ulss 8, nei confronti dei familiari e amici del paziente che subisce un intervento così demolitivo da costringerlo a portare un sacchetto sulla pancia per mesi o per sempre.
Cosa significa un adesivo costrittore sulla tua pelle? Cosa si prova a mantenere un sacchetto di feci o urina, sospeso tra il jeans di tendenza che sei riuscito ad indossare di nuovo e la tua pancia scombussolata da tagli, graffette e cicatrici? .
Prova un sacchetto anche tu, che non sei stomizzato. Attaccalo alla tua pancia.
Ora, immagina che dentro al sacchetto ci siano feci, magari liquide, o urina. Prova a muoverti, sederti, camminare, dimmi cosa provi e cosa senti, e come ti senti, come ti poni. Tu non hai un corpo ingrato. Sei fortunato. Non regalarmi un maldestro sorriso di riconoscenza, non voglio pietà. So bene cosa pensi. Ti senti fortunato a non possederlo veramente.
Ora pensa. Pensa a chi lo possiede davvero.
Fa parte di lui, respira con lui, si lava con lui. Sente, vede e parla. Dorme. Qualcuno gli assegna un'aurea mitica (gli ha salvato la vita), altri provano una frustrazione retrospettiva che disorienta.
La maggior parte delle persone non lo accetta subito, evita di guardarlo e soffre. Soffre dentro, ogni giorno e ogni ora da stomizzato, fino alla scoperta di una nuova dimensione, poche settimane dopo. Fino alla consapevolezza che quel sacchetto non rappresenta il cancro ma la sua sconfitta.
Piano piano, quel pezzo di nylon e gomma, entra a far parte del proprio corpo. Non come un oggetto appoggiato in una credenza, ma come parte del corpo stesso, come un vestito cucito addosso su misura, una collana preziosa che illumina il decoltè, un'acconciatura in piega, una gamba che cammina o una mano che sventola un "ciao".
Ora, con il sacchetto sulla pancia, voi non stomizzati, provate a immedesimarvi in tutto questo se ci riuscite. Sarà impossibile. Perchè la malattia rende più forti, più consapevoli, più amanti della vita. Ti fa toccare il fondo per poi insegnarti a risalire più forte, ti toglie il fiato e il respiro per poi farti guarire. Con un sacchetto? . Si, con un sacchetto.
Prova allora, ad amare ogni centimetro del tuo spirito attraverso ogni centimetro del tuo corpo. E potrai accettare tutto.
Non si tratta di solidarietà, empatia o commiserazione ma di vera presa di coscienza.
E' l'iniziativa "try to understand" (prova per capire) promossa dall'enterostomista Fanni Guidolin dell'Ulss 8, nei confronti dei familiari e amici del paziente che subisce un intervento così demolitivo da costringerlo a portare un sacchetto sulla pancia per mesi o per sempre.
Cosa significa un adesivo costrittore sulla tua pelle? Cosa si prova a mantenere un sacchetto di feci o urina, sospeso tra il jeans di tendenza che sei riuscito ad indossare di nuovo e la tua pancia scombussolata da tagli, graffette e cicatrici? .
Prova un sacchetto anche tu, che non sei stomizzato. Attaccalo alla tua pancia.
Ora, immagina che dentro al sacchetto ci siano feci, magari liquide, o urina. Prova a muoverti, sederti, camminare, dimmi cosa provi e cosa senti, e come ti senti, come ti poni. Tu non hai un corpo ingrato. Sei fortunato. Non regalarmi un maldestro sorriso di riconoscenza, non voglio pietà. So bene cosa pensi. Ti senti fortunato a non possederlo veramente.
Ora pensa. Pensa a chi lo possiede davvero.
Fa parte di lui, respira con lui, si lava con lui. Sente, vede e parla. Dorme. Qualcuno gli assegna un'aurea mitica (gli ha salvato la vita), altri provano una frustrazione retrospettiva che disorienta.
La maggior parte delle persone non lo accetta subito, evita di guardarlo e soffre. Soffre dentro, ogni giorno e ogni ora da stomizzato, fino alla scoperta di una nuova dimensione, poche settimane dopo. Fino alla consapevolezza che quel sacchetto non rappresenta il cancro ma la sua sconfitta.
Piano piano, quel pezzo di nylon e gomma, entra a far parte del proprio corpo. Non come un oggetto appoggiato in una credenza, ma come parte del corpo stesso, come un vestito cucito addosso su misura, una collana preziosa che illumina il decoltè, un'acconciatura in piega, una gamba che cammina o una mano che sventola un "ciao".
Ora, con il sacchetto sulla pancia, voi non stomizzati, provate a immedesimarvi in tutto questo se ci riuscite. Sarà impossibile. Perchè la malattia rende più forti, più consapevoli, più amanti della vita. Ti fa toccare il fondo per poi insegnarti a risalire più forte, ti toglie il fiato e il respiro per poi farti guarire. Con un sacchetto? . Si, con un sacchetto.
Prova allora, ad amare ogni centimetro del tuo spirito attraverso ogni centimetro del tuo corpo. E potrai accettare tutto.