Era l'anno 1868: povere donne

Articolo scritto dal Dott. Thomas Addis Emmett, ginecologo americano, nel 1868

Le condizioni della pelle in costante contatto con urina o feci, sono uno dei problemi più fastidiosi della paziente con fistola ostetrica. (= galleria, cunicolo tra la vescica e il retto o tra il retto e la vagina in seguito ad una lesione da parto).

L'irritazione provocata dall'urina determina in breve tempo escoriazione ed edema (gonfiore) degli organi genitali esterni, fino alle natiche e alle cosce. Le grandi labbra sono frequentemente sede di ascessi e ulcerazioni profonde.
La mucosa della vagina è in parte perduta, e la superficie abrasa viene ricoperta da fosfati derivanti dall'urina (come una malta che cementa la vagina) . La paziente non è quindi più in grado di camminare nè di stare in posizione eretta senza avvertire enorme dolore.
Le incrostazioni devono essere allontanate con una spugna morbida e le ulcerazioni sanguinanti trattate con nitrato d'argento. Se le incrostazioni non possono essere facilmente rimosse, la donna deve insistere. Semicupi caldi alleviano il disagio provocato dalla paziente. La vagina deve essere lavata più volte al giorno con acqua tiepida. Dopo il bagni, la donna dovrebbe proteggere la vagina con un unguento qualsiasi. Alla paziente deve essere detto di lavare a fondo la biancheria intima quando questa sia satura di urina e non semplicemente di stenderla ad asciugare. Queste indicazioni andranno seguite per molte settimane o mesi. Quando la situazione corretta è stata realizzata, il chirurgo potrà essere in grado di decidere quale procedura scegliere per la riparazione della fistola.
Oggi il confezionamento di una stomia è spesso la soluzione immediata.

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