CHEMIOTERAPIA. NON VEDO L'ORA.
Racconto tratto da una storia vera. Andrea, ha voluto che la scrivessi, per aiutare chi la deve affrontare, a liberarsi di molte paure e ad essere sempre positivi.
Si avvicina con passo sicuro Andrea. Ha gli occhi grandi, lucidi ed espressivi. Il volto roseo, il sorriso enigmatico. Non sembra affatto malato.
Inclina la testa da una parte quando mi vede allargare le braccia come se volessi dargli un abbraccio a distanza, ancora prima di essergli accanto, e come se lui volesse proprio entrarci in quell'abbraccio geometrico. E' circoscritto in uno spazio brillante come il sole di oggi, alto e rassicurante.
Un abbraccio può essere ardente, o passionale, vorace o tenero. Il nostro è paternamente placido, quieto. Le sue braccia plasticamente flessuose volteggiano con mani grandi. Sono braccia che appartengono ad un'anima sensibile. La sensibilità è l'abito più elegante e prezioso di cui l'intelligenza possa vestirsi. E oggi lui, la indossa benissimo.
Sono quasi due anni che Andrea combatte contro il cancro intestinale e con una stomia che , seppur accettata, lo fa arrabbiare parecchio, dato che si è quasi del tutto ritirata nella sua pancia, provocandogli infiltrazioni e distacchi del sacchetto, macerazioni e bruciori. Ma mai un giorno di sconforto per questo. Mai un attimo di crisi. Combattere è la sua parola d'ordine, come scrive sempre nei commenti ai miei post. Da due anni la chemioterapia si è appropriata del suo corpo, ma gli lascia costanti segni e lividi che si manifestano con strani giochi cromatici sul suo viso. Lo dipinge stranamente di bello. Non è riuscita a spegnergli quel sorriso impertinente e tutti notano in lui, scintille febbrili che gli incorniciano il volto. Con lei ha un rapporto di amore e odio, dipendenza e abbandono. Con lei sta bene, e paradossalmente gli dona vita.
Oggi il suo viso appare mielato dalla luce che entra dagli ampi finestroni. Sembra ancora più gentile la sua figura, rarefatta da questa atmosfera. Sembrano ancora più grandi i suoi occhi cordiali. Lo sguardo limpido mi incuriosisce e mi stupisce. Si avvicina composto, posato, nel suo giubbino blu con i jeans a vita bassa e un maglioncino elegante.
C'è un legame profondo che ci lega. Non è fatto di corde né di nodi, eppure non si scioglie.
Ma... c'è una maschera, un tetro minaccioso silenzio cade in lui, improvviso, a pochi passi da me. Ed io, rimango pietrificata. Cerco di decifrare ogni messaggio non verbale, lo osservo, lo conosco, mi preoccupo. Cado nel pozzo dell'incertezza. Lui abbassa gli occhi e fissa il pavimento pestando con il piede, come per schiacciare questo sentimento tortuoso.
"Sono giorni che non dormo. Ho male. La pancia è gonfia, non mangio, non bevo. Piango", mi dice con voce assonnata e biascicata.
"Vedo da giorni solo lacrime che sgorgano sul cuscino, mio complice compagno, che mi fissa umido tutte le notti".
La sua espressione si fa triste, e la mia, ancor più. Questo non è l'Andrea che conosco io.
"An-dre-a...", sillabo timidamente tenendogli le mani.
"Ma oggi .... sono davvero felice, e sono venuto a dirtelo". Solleva gli occhi ridenti, senza esagerazioni, senza eccessi, composto, educatamente pacato, fissando me che quasi svengo dalla paura che fosse caduto in un burrone.
"Stamattina ho ripreso la CHEMIOTERAPIA e sono rinato. Mi sento bene.
Trasalisco mentre il sangue gela nelle mie vene.
Stavo sognando? Come poteva un essere umano essere felice di sottoporsi alla chemioterapia?
"Sono scomparsi i dolori, i bruciori, la nausea. E' tornato l'appetito, il buon umore e la voglia di correre, la gioia di uscire, la passione di vivere come se fossi sempre sulle montagne russe. Adrenalina pura, energia vitale. Non vedevo l'ora.
Ci siamo lasciati cadere sulle poltroncine del corridoio abbandonandoci a due sorrisi invalicabili da chiunque, in perfetto equilibrio tra l'apparenza di due esseri sani e la consistenza del sentirlo davvero.
Che Gioia.
Si avvicina con passo sicuro Andrea. Ha gli occhi grandi, lucidi ed espressivi. Il volto roseo, il sorriso enigmatico. Non sembra affatto malato.
Inclina la testa da una parte quando mi vede allargare le braccia come se volessi dargli un abbraccio a distanza, ancora prima di essergli accanto, e come se lui volesse proprio entrarci in quell'abbraccio geometrico. E' circoscritto in uno spazio brillante come il sole di oggi, alto e rassicurante.
Un abbraccio può essere ardente, o passionale, vorace o tenero. Il nostro è paternamente placido, quieto. Le sue braccia plasticamente flessuose volteggiano con mani grandi. Sono braccia che appartengono ad un'anima sensibile. La sensibilità è l'abito più elegante e prezioso di cui l'intelligenza possa vestirsi. E oggi lui, la indossa benissimo.
Sono quasi due anni che Andrea combatte contro il cancro intestinale e con una stomia che , seppur accettata, lo fa arrabbiare parecchio, dato che si è quasi del tutto ritirata nella sua pancia, provocandogli infiltrazioni e distacchi del sacchetto, macerazioni e bruciori. Ma mai un giorno di sconforto per questo. Mai un attimo di crisi. Combattere è la sua parola d'ordine, come scrive sempre nei commenti ai miei post. Da due anni la chemioterapia si è appropriata del suo corpo, ma gli lascia costanti segni e lividi che si manifestano con strani giochi cromatici sul suo viso. Lo dipinge stranamente di bello. Non è riuscita a spegnergli quel sorriso impertinente e tutti notano in lui, scintille febbrili che gli incorniciano il volto. Con lei ha un rapporto di amore e odio, dipendenza e abbandono. Con lei sta bene, e paradossalmente gli dona vita.
Oggi il suo viso appare mielato dalla luce che entra dagli ampi finestroni. Sembra ancora più gentile la sua figura, rarefatta da questa atmosfera. Sembrano ancora più grandi i suoi occhi cordiali. Lo sguardo limpido mi incuriosisce e mi stupisce. Si avvicina composto, posato, nel suo giubbino blu con i jeans a vita bassa e un maglioncino elegante.
C'è un legame profondo che ci lega. Non è fatto di corde né di nodi, eppure non si scioglie.
Ma... c'è una maschera, un tetro minaccioso silenzio cade in lui, improvviso, a pochi passi da me. Ed io, rimango pietrificata. Cerco di decifrare ogni messaggio non verbale, lo osservo, lo conosco, mi preoccupo. Cado nel pozzo dell'incertezza. Lui abbassa gli occhi e fissa il pavimento pestando con il piede, come per schiacciare questo sentimento tortuoso.
"Sono giorni che non dormo. Ho male. La pancia è gonfia, non mangio, non bevo. Piango", mi dice con voce assonnata e biascicata.
"Vedo da giorni solo lacrime che sgorgano sul cuscino, mio complice compagno, che mi fissa umido tutte le notti".
La sua espressione si fa triste, e la mia, ancor più. Questo non è l'Andrea che conosco io.
"An-dre-a...", sillabo timidamente tenendogli le mani.
"Ma oggi .... sono davvero felice, e sono venuto a dirtelo". Solleva gli occhi ridenti, senza esagerazioni, senza eccessi, composto, educatamente pacato, fissando me che quasi svengo dalla paura che fosse caduto in un burrone.
"Stamattina ho ripreso la CHEMIOTERAPIA e sono rinato. Mi sento bene.
Trasalisco mentre il sangue gela nelle mie vene.
Stavo sognando? Come poteva un essere umano essere felice di sottoporsi alla chemioterapia?
"Sono scomparsi i dolori, i bruciori, la nausea. E' tornato l'appetito, il buon umore e la voglia di correre, la gioia di uscire, la passione di vivere come se fossi sempre sulle montagne russe. Adrenalina pura, energia vitale. Non vedevo l'ora.
Ci siamo lasciati cadere sulle poltroncine del corridoio abbandonandoci a due sorrisi invalicabili da chiunque, in perfetto equilibrio tra l'apparenza di due esseri sani e la consistenza del sentirlo davvero.
Che Gioia.