Ti prego, dormi con me

Dedicato a tutte le coppie che si dividono nel sonno, prima, dopo o durante una malattia , dormendo in letti separati. Tratto da fatti realmente accaduti. Ringrazio A.F., operato di cancro alla prostata, per avermi consentito di raccontarlo.

Che caldi i tuoi piedi sopra ai miei. Stringimi amore mio, come ti stringo io. Voglio distruggere la tua malattia, farla a brandelli, disintegrarla e fagocitarla tutta d'un fiato.
Lo so che per te questo letto e' sempre stato troppo grande, troppo stretto, troppo morbido e troppo rigido. Lo so che per te il nostro letto e' sempre stato un tormento e una passione, un rifugio e un fastidio. Il tepore e la freddezza. Ma io voglio ancora sentire il tuo respiro morbido sul mio collo, e crogiolarmi con te in questo posto stupendo. Si chiama mondo. Il nostro mondo. Qua non arrivano neanche gli angeli.
Qua, possiamo saziarci di segreti incomparabili. I nostri.
Qua, possiamo fonderci nelle lenzuola e nel tempo, diventando un solo indivisibile corpo.
Qua, sento solo un impeto appassionato che fa fremere l'intero mio essere. Sono tua.
Se ti chiedessero se c'è qualcuno che ti ha amato al punto di pensare che poi in cambio voleva solo che tu fossi felice, quel qualcuno ero io.
Torna a dormire con me amore mio, abbandona le grigie paure che ti affliggono. La malattia ti parrà meno furiosa nella prepotenza del mio abbraccio. Rimbocchiamo le coperte del nostro magico lettone.
Che bello il ricordo delle nostre dita schiacciate tra le mani avvinghiate. Che bello ridere e scherzare sul monticello tra le gambe, così lo chiamavi. Che bella la tua barbetta incolta e pungente e i tuoi capelli brizzolati. Il sorriso mordace in un volto armonico e complice. Ti amavo. Tu, così diverso e così uguale. Di me ora ti vergogni e cambi espressione quando mi guardi, ma non capisci che per me non esiste il mondo perché per prima esisti tu?
Guardami. Non tenere lo sguardo in esilio. Non capisci che i tuoi occhi mi parlano di te?
Ti stropicci le palpebre stanche. Non le hai mai abbassate stanotte, nemmeno lontano da me.
Le tue occhiaie sono più nere che mai, come se ti fossi strofinato gli occhi con i pugni sporchi di carbone.  Al di là del muro ti sentivo respirare forte. Immaginavo i tuoi occhi aperti, sbarrati sul soffitto buio, nella tua solita impenetrabilità'. Sai, la mente e' sempre proiettata verso il cielo. Lassù c'è ancora tanto da scoprire. Eri carico di preoccupazioni ieri sera ed io avrei potuto aiutarti.
Ma hai ragione tu. Sei un puro, semplice ed elegante egoista. Perché tu stai bene al di là del muro e vuoi farmi credere che io starò meglio lontano da te, malato e pesante che sei, lamentoso e sofferente come sei diventato.
Vorrei essere il vestito che porterai e lo specchio che guarderai domani. Rubare quell'immagine spogliandola  delle tue false sicurezze, per leggerla dentro. Analizzare il tuo volto infeltrito, il tuo fare malinconico, il tuo silenzio nucleare. Il tuo bisogno di solitudine nasconde un segreto che non mi vuoi raccontare ma che.... Amore mio.... Conosco.
Allora non farti scudo della malattia per celare sentimenti impetuosi difficili da arginare. L'amore non si nasconde, non si maschera e non si inganna. Calde, lente lacrime scendono sul mio viso.
Vai ...vai amore mio, vai pure. Il tempo non sente ragione.
Lei.. Ti sta aspettando in un altro letto.


Spesso, il tempo della malattia, rivela e scopre nuovi sentimenti. Nati all'improvviso, come un uragano, o esistenti da tempo ed emersi piano piano, o effimeri passaggi , drammatiche conclusioni, semplici illusioni.



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