"PAPA', CERCA DI STARE BENE"

Lettera straziante di un bambino al suo papà stomizzato. Micael, 10 anni

Caro Papà, 
Ho chiesto aiuto alla tua stomaterapista per scrivere questa lettera. Ma,  è tutto quello che penso, e volevo che stasera ti addormentassi leggendola.
Perdonami se non sono venuto a trovarti oggi, ma leggere il dolore nel tuo viso mi rende tristissimo. Saperti malato, mi rende tristissimo, vedere che soffri perchè non accetti la malattia, mi rende tristissimo. 
Nei miei desideri, l'uomo a cui vorrei assomigliare sei tu. Non quello che vedo ora però, quello mi fa paura. Lasciarsi andare alla paura credo sia normale, ma io mi sento solo senza di te. E come in un dirupo.
Mi hai insegnato che la solitudine è solamente uno stato mentale. Un eremita vive il ritiro come un dono, un carcerato come una condanna, ed io come una parentesi temporanea. Quando tornerai a riempire la mia vita di quei sorrisi che ho conosciuto?
Mi hai insegnato che un attimo può essere brevissimo o infinito, a seconda di come lo viviamo. Per me un attimo è solo un passaggio. Sto solo aspettando che attraversi quel passaggio del ritorno, perchè io sono qua che ti aspetto. 
Sei debole e inerme  su quel letto bianco, magro e scarno dentro al tuo pigiama di flanella blu. 
Mostri un sorriso forzato e la pelle del viso bagnata da lacrime amare. Non piangere papà. In questo universo senza confini mi stai catapultando senza paracadute. Ricordi cosa mi dicesti quella volta in aeroplano? Che un paracadute bisogna sempre averlo se non ci si vuole sfracellare al suolo. E tu, il paracadute ce l'hai a casa papi mio. Siamo io, te, la mamma e Tobi, il paracadute di riserva.
Mi hai insegnato che nel lungo tragitto della vita, incontrerò tante maschere e pochi volti, ma quello che vedo non è il mio papà. E' la maschera fantasma di chi non conosco più.
La sera, appoggio la testa sul tuo cuscino, a letto con la mamma. Sento il tuo odore con me, penetrante dentro di me. A volte indosso il tuo pigiama enorme. Annaspo dentro alle tue tasche, alla ricerca di qualcosa che mi ricordi il mio papà. C'è solo la cornice con la foto sul comodino, io, tu, la mamma, e Tobia. Che bella famiglia la nostra. Poi, prima di addormentarsi, la mamma mi stampa un bacio in fronte e uno sulla punta del naso, come facevi tu, si gira dall'altra parte e la sento triste e lontana. Io mi avvolgo su me stesso, come una lumachina e sotto alle lenzuola che sanno di te, prego perchè tu guarisca presto.
Papà, sento un dolore qui nel petto, qui nel profondo, sarà la mia anima? Trema davanti al vuoto e ha bisogno di un contatto con te ad ogni costo.
Ti ricordo stamane seduto a bordo letto, con la cerata in mano, vomitavi. Il catetere ti dava fastidio e la stomia la nascondevi accuratamente sotto alla maglietta e alle lenzuola. Mi vedevi? Io stavo là, accanto a te, con un nodo alla gola, nell'aria vibrante che si poteva tagliare con un coltello.  Ma mi sentivo solo. E triste. Tristissimo. Qualcuno sa dirmi dove è andato il mio papà felice? 
Quante cose ho imparato oggi. 
Quasi quasi voglio fare il dottore...così almeno ti faccio guarire io !


I bambini vivono la malattia dei genitori come una tragica rottura delle loro sicurezze 
Qualsiasi sia la diagnosi, dimostrate loro la forza del lottare per la guarigione, con le unghie e con i denti, regalate loro la magnificenza di un sorriso o la forza di un abbraccio, nonostante la sofferenza. E coinvolgeteli in questo. E' un loro diritto conoscere la VITA. 

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