Ben-essere o bene-stare ?
(Viaggio attraverso i benefici dello shiatsu nelle contratture del pavimento pelvico. Ogni riferimento è... puramente casuale.)
Qui a Roma non fa così freddo come a Padova. Ho caricato la valigia soltanto di indumenti pesanti e nessuna, dico nessuna magliettina leggera. Qui in hotel, alcuni sembrano pronti per andare in spiaggia, altro che le mie paranoie per un look professionale. "Quando lo shiatsu incontra la PNEI" , è il titolo del congresso. La psiconeuroendocrinoimmunologia è stata così affascinante durante gli studi universitari che continuo a leggere saggi in tema. Sulla mia libreria ne conto ventitre. Il mio ultimo libro letto è stato un magnifico di Sapolsky: “Perché alle gazzelle non viene l’ulcera”, lo consiglio vivamente. Quanto vorrei essere una gazzella.
Fuori della sala congressi, la sessione serale ospita alcuni stand espositivi di libri tematici che è possibile acquistare; molti parlano di shiatsu. Ho appena deciso di acquistare “Trattato professionale di shiatsu” con l’idea che già mi balena in testa da tempo, di iscrivermi ad un corso triennale, non appena rientrerò a Padova.
I benefici sulle contratture del pavimento pelvico sono indiscutibili e per il mio lavoro. “Caspita!”. Il libro mi scivola accidentalmente dalle mani e mi chino a terra per raccoglierlo. La gonna a tubino è così aderente che sono costretta ad una casta acrobazia per non far esplodere lo spacco posteriore. Mi sento gli occhi puntati dalla vita in giù.
“Dottoressa..”, mi titola il rappresentante con la scriminatura di capelli nel mezzo, la' di fronte al pannello pubblicitario, “se desidera, stasera alle ore 21 terremo una seduta dimostrativa di shiatsu nella sala venere, vuole iscriversi?” . Deve aver capito che sono interessata perché più che un annuncio sembra un invito. “Venga dottoressa le faccio vedere la sala se desidera”. Il rappresentante eccessivamente palestrato a mò di pallone gonfiato, non troppo giovane d’età a vederlo, mi invita. Lo seguo. “Lei ha un nome molto dolce”, incalza di spalle senza voltarsi verso di me. E’ una forma grammaticale carina per dire ridicolo? Penso tra me. E dove avrà letto il mio nome?. Non ribatto e lo guardo sghembo. "Fanny di nome o di fatto?”, mi chiede prendendomi in giro. In un nanosecondo il suo punteggio si azzera, e pensare che mi aveva fatto una bella impressione il ramollito. Non rispondo, improvviso un volto tenebroso e serissimo, offeso. Lui si gira di scatto: “Scherzavo dottoressa!”, si scusa. Entriamo nella sala venere: una cinquantina di lettini da massaggio in pelle bianca sono ordinatamente in fila. Profumano di legno di acero. Per terra, altrettanti tappetini imbottiti color marrone con un asciugamano bianco piegato sopra ognuno. In sottofondo, musica new age, rilassante, riporta gli effetti sonori della natura. “Mi iscrivo”, dico con fermezza. Questa sala è davvero rasserenante.
“Benissimo Fanny, dovrei farle compilare alcuni moduli, possiamo tornare allo stand?”. La sua voce si era fatta più enigmatica, bassa. Firmo il consenso alle pratiche senza leggere la benché minima frase in minuscoletto. Non ho gli occhiali, mi fido. Soliti formalismi burocratici.
L’ultima relazione, nella sala principale del congresso, è terminata. Deve essere stata piatta e monotona per molti, perché parecchi colleghi sono usciti prima dell’ultima slide.
Vado in camera a prepararmi. Mi chiedo chi possano essere i volontari pazienti. E se ci massaggiassimo a vicenda? Oddio No! . Non ho una tuta, disperazione.
Sul cuscino il mio pigiama grigio assomiglia vagamente ad una tutina super sexy da palestra ma… non posso mica scendere in pigiama! Rovescio l’intera valigia sul letto. Accidenti, neanche una misera maglietta a maniche corte in questo cavolo di trolley, né un paio di leggings. Le uniche calze che ho sono un paio di cotone biancolatte, tipo prima Comunione! . La canotta in pizzo intima potrà andare bene?. Scarpa. Ecco, solo decoltè con tacco a spillo. Bene. Una infermiera in pigiama con i tacchi a spillo. Rideranno tutti, in primis il rappresentante extralarge con la chioma piazzata, che già ha riso per il mio nome. Indisponente urtante. Penso che metterò la ciabattina infradito con i jeans e la canotta in pizzo. Il reggiseno l’ho preso? Per tutti i fulmini dove l'ho messo? E chi poteva immaginare la seduta di shiatsu in tarda serata? Eccolo, trovato. Vabbè scendo a cenare poi vediamo.
Mi siedo nell’unico tavolo con un posto libero, in compagnia di tre colleghi uomini. Nessuno si è iscritto al corso dimostrativo di shiatsu. Chiedo alcune informazioni ad uno di loro. E’ il biondino più giovane, quello con i capelli che assomigliano a stuzzicadenti piantati in una patata, che ha partecipato l’hanno scorso. “E’ un'esperienza esilarante, mi dice. Io sbarro gli occhi impalata. "A turno, o si massaggia o si viene massaggiati secondo la tecnica shiatsu. A turno, secondo una progressione circolare".
"Cinquanta persone che ti mettono le mani addosso ??". Chiedo. Non respiro.
“Stai scherzando vero?”, chiedo incredula. Lui fa spallucce e aggiunge: "Cinquanta persone che ti tastano, ti sfiorano, ti maneggiano, ti trattano, ti accarezzano, effettuano digitopressioni terapeutiche". "Ti palpeggiano???”. Chiedo ancora mentre deglutisco l’ultimo sorso d’acqua gassata del mio bicchiere. “Certo cara mia! E cinquanta persone che tu tasti, sfiori, maneggi, tratti, accarezzi e palpeggi, con la sola pressione delle dita. Sarai felice finalmente no?”. Il collega Padovano mette il coltello nella piaga. “Fanni non essere bigotta per favore”, mi dice mister Andrea, il plurilaureato del gruppo. “Fanni sembri la classica collotorto bacchettona. Cosa pensi sia lo shiatsu?”, sottolinea ironico Sancio Panza, collega romano un tantino sovrappeso. "Sono una donna impegnata lo volete capire ?". "Shiatsu terapeutico Fanni". Vabbè ragazzi, vado allora. A stomaco pieno sarà davvero il massimo”. Affermazione sarcastica. “In bocca ai lupi”, recitano in coro i colleghi perbenisti. Mi sa che bigotti e bacchettoni sono proprio loro. I primi della classe direi.
Mi presento in pigiama, con una canotta in cotone blu, senza reggiseno e in infradito, ma giuro a me stessa che i pantaloni non li sfilo. L’estetista mi aspetta martedì per la ceretta, sono intoccabile, inguardabile, una scimmia al tatto.
“Buonasera a tutti. Accoppiatevi”. Al microfono un’assistente ci da il benvenuto così.
"Ho capito bene?". Mi avvicino timidamente all’unica persona non ancora accoppiata. Una settantenne in kimono giapponese, buffa. “Piacere io sono Fanni e lei?”, chiedo.
“Io sono Clara. Insegnante di yoga. Piacere mio Fanni, lavoreremo insieme stasera”.
Un respiro di sollievo. Clara è una presenza rassicurante, consolatoria. Decido di rimanere. Tra pochi minuti entrerà l’insegnante e inizieremo. La “nonnetta” in kimono ha deciso che sarà lei la mia cavia e questo francamente mi solleva. Eccolo, sta arrivando il maestro.
Cosaaaa??????!?!?!?
Un metro e novanta per non so quanti centimetri di giro-spalle ben in mostra, fasciate da una t-shirt grigio chiaro. Biologicamente, una razza unica.
Deglutisco a malapena per lo stupore di una visione così dionisiaca. Balbetto. “E’…è… è… lui il ma-e-stro, Clara?”. Chiedo con un filo di voce roca.
La prima mezz’ora è trascorsa in un batter d’occhio. Di tanto in tanto il maestro passava tra i lettini per le correzioni verbali. Ora tocca a me sul lettino. Io e Clara abbiamo raggiunto un grado di confidenza che mi consente di liberarmi dal pudore dei miei peli superflui effetto grattugia formaggio. Lo shiatsu ti riequilibria energeticamente, diminuisce lo stress, ti dona benessere, ed io sto bene ora.
Sfilo i pantaloni. Tolgo anche la canotta di cotone blu. Clara mi copre il bacino e il petto con l’asciugamano bianco. Una spugna morbidissima. “Ma…Che fa il Bronzo di Riace? Clara! Il maestro viene verso di noi?”, chiedo in ansia. Tachicardia. Sudorazione profusa.
“Bene dottori, colleghi e futuri operatori shiatsu, adesso vi dimostrerò, alcune tecniche manipolatorie con uno di voi scelto a caso”.
Paralisi.
Svengo. Nuda, peli, ceretta, grattugia formaggio, mostro, firma, rappresentante panzone dalla testa piazzata, amici bigotti…….il mio cervello è improvvisamente in black out.
Voglio scappare. “Fanni hai firmato il consenso non puoi.”, mi sussurra Clara all’orecchio “è solo benessere, vedrai”, insiste.
Signora posso provare con lei la tecnica ?
La cavia era Clara !
Ah che sospiro di sollievo! .
O magari bastavano una ceretta, una tuta e tre amici perbenisti in compagnia.
Lo Shiatsu, lo Yoga, Il Pilates e il training autogeno sono tecniche complementari alla medicina di assoluta efficacia sui disturbi del pavimento pelvico.