Perche' mamma un giorno lo diventerò anch'io
Prendi un ovulo, sano, bello, integro. Uno spermatozoo, sano, bello, integro. Un utero, sano, bello, integro. Dovrebbe funzionare così, semplicemente così la vita, invece è' la cosa più complicata è impossibile che esista.
Allora speri in una provetta, involucro magico e misterioso dove solo la mano del biologo può generare il miracolo. Ti affidi alla scienza, alle siringate sui glutei che non ti fanno più stare seduta, alle punture sulla pancia dura, agli sbalzi di umore e alle parole taglienti, alla pazienza infinita e all'attesa snervante, alla telefonata che non arriva, al giorno lunghissimo.
Arriva quel giorno.
Stringi la tua collana d'ambra tra le dita, ti porterà fortuna.
Trepidi, tremi, sudi, cammini, piano, per non scombussolarti troppo. Tieni le mani sulla pancia, avvolgi il grembo, ti guardi allo specchio alla ricerca di uno sguardo diverso, gravido.
E poi arriva. Quella telefonata arriva. Mi dispiace signora, ...non è.
Lasci ciondolare tra le mani le pagine della speranza e tu deragli.
Neanche lasci finire di parlare il medico che la disperazione si impossessa di te e piano piano diventa angoscia, rabbia, affanno. Piangi.
Non è giusto. Un altro disegno sbagliato, nessuna matita colorata, solo segni neri indelebili.
Mandi giù tutto. Inghiottisci questo stupido scherzo del destino. Lo divori, vuoi farlo sparire al più presto. E che cos'è questo destino oggi se non la brutta copia di un disegno sbagliato?
Nessuno può capire come mi sento. Non è uno stereotipo il dolore di chi ama troppo la vita.
Sono a terra e pesante come un tappeto bagnato, ma non mi do per vinta. Mi osservo.
Oggi il mio sorriso è' amaro, sardonico. È' semplice, appena accennato, forzato, avvolto dall'indifferenza del mondo, dove io dovrei sentirmi amata e protetta come mai prima d'ora.
Spiegatemi vi prego, come fare affinché questo amore diventi luce per illuminare le fosche serate che mi aspetteranno prima di ricominciare a lottare.
Devo solo appallottolare quel disegno, e prendere un altro foglio, riavvolgere il nastro e accendere il bottone giusto.
Mi guardo allo specchio. L'immagine che mi viene restituita è' a metà. È' una specie di amputazione quella che ho subito. Ma in questo spazio ritrovo una nuova dimensione.
E' come se questo dolore fosse al tempo stesso una medicina per il mio corpo. So che diventerà più forte. So che potrà anche ricadere. So che il destino gioca d'azzardo. Ma se quella vita sarà intangibile, irraggiungibile, lo deciderò io e non lui. E come un'onda gigante che spazza via il labirinto delle emozioni lo accetterò con divino distacco e con una zavorra che mi impedirà di avvicinarmi troppo alle nuvole.
Ma tanto lo so, che un giorno mamma, lo diventerò anch'io.
Allora speri in una provetta, involucro magico e misterioso dove solo la mano del biologo può generare il miracolo. Ti affidi alla scienza, alle siringate sui glutei che non ti fanno più stare seduta, alle punture sulla pancia dura, agli sbalzi di umore e alle parole taglienti, alla pazienza infinita e all'attesa snervante, alla telefonata che non arriva, al giorno lunghissimo.
Arriva quel giorno.
Stringi la tua collana d'ambra tra le dita, ti porterà fortuna.
Trepidi, tremi, sudi, cammini, piano, per non scombussolarti troppo. Tieni le mani sulla pancia, avvolgi il grembo, ti guardi allo specchio alla ricerca di uno sguardo diverso, gravido.
E poi arriva. Quella telefonata arriva. Mi dispiace signora, ...non è.
Lasci ciondolare tra le mani le pagine della speranza e tu deragli.
Neanche lasci finire di parlare il medico che la disperazione si impossessa di te e piano piano diventa angoscia, rabbia, affanno. Piangi.
Non è giusto. Un altro disegno sbagliato, nessuna matita colorata, solo segni neri indelebili.
Mandi giù tutto. Inghiottisci questo stupido scherzo del destino. Lo divori, vuoi farlo sparire al più presto. E che cos'è questo destino oggi se non la brutta copia di un disegno sbagliato?
Nessuno può capire come mi sento. Non è uno stereotipo il dolore di chi ama troppo la vita.
Sono a terra e pesante come un tappeto bagnato, ma non mi do per vinta. Mi osservo.
Oggi il mio sorriso è' amaro, sardonico. È' semplice, appena accennato, forzato, avvolto dall'indifferenza del mondo, dove io dovrei sentirmi amata e protetta come mai prima d'ora.
Spiegatemi vi prego, come fare affinché questo amore diventi luce per illuminare le fosche serate che mi aspetteranno prima di ricominciare a lottare.
Devo solo appallottolare quel disegno, e prendere un altro foglio, riavvolgere il nastro e accendere il bottone giusto.
Mi guardo allo specchio. L'immagine che mi viene restituita è' a metà. È' una specie di amputazione quella che ho subito. Ma in questo spazio ritrovo una nuova dimensione.
E' come se questo dolore fosse al tempo stesso una medicina per il mio corpo. So che diventerà più forte. So che potrà anche ricadere. So che il destino gioca d'azzardo. Ma se quella vita sarà intangibile, irraggiungibile, lo deciderò io e non lui. E come un'onda gigante che spazza via il labirinto delle emozioni lo accetterò con divino distacco e con una zavorra che mi impedirà di avvicinarmi troppo alle nuvole.
Ma tanto lo so, che un giorno mamma, lo diventerò anch'io.
Dedicato a Tutte le donne che soffrono, per il troppo amore per la vita.
Il pavimento pelvico è lo scrigno del nostro animo più intimo