Scelgo la dignità

Un temporale d'estate, inatteso, fulmineo, indifferibile, ha cambiato la mia vita per sempre.
Una strada in salita, irta, piena di ostacoli. Ed un bivio, imperante .
Una scelta, la mia.
La malattia ha cementato il mio corpo, si è' insinuata lentamente, impossessandosi del mio bacino, delle mie vertebre, del mio gluteo. Ha risparmiato gli organi vitali. Devo ringraziarla?
Ha risparmiato il mio cuore per lasciarmi emozionare di fronte al sole e alla luna, alla bellezza delle mie figlie e all'armonia della mia casa. Ha risparmiato i miei polmoni, per lasciarmi respirare la brezza di queste fresche mattine di quasi primavera. Ha risparmiato i reni, l'intestino, il fegato, insomma tutto ciò che poteva, per farmi vivere ancora a lungo, forse. E chi lo può sapere?.
Poi, lentamente, la malattia mi ha obbligato e seguirla, a combatterla con le armi che mi imponeva lei nel suo mondo ostile, con poche chance.
Oggi devo scegliere.
È' una scelta che nessun essere umano dovrebbe mai trovarsi a fare. Almeno così, senza preparazione, senza un avvertimento, senza chiarimenti. Io devo.
Credo di essere stato bravo. Nella vita mi sono impegnato, ho lavorato sodo, ho amato, rispettato, studiato, aiutato.
Sono invecchiato piano, senza cambiamenti bruschi, per settant'anni, ed ora,  il tempo della malattia si rivela lo spazio della scoperta di una nuova dimensione.
Per alcune persone la vita è uno slalom tra gli ospedali, collezionando ricoveri, e scelte prese di fronte ad un bivio, come lo è ora per me. È' strano come nessuno ci pensi quando sta bene. Nemmeno io ci pensavo. E capisco solo ora la difficoltà di poter riavvolgere il nastro del dolore con i toni pacati di chi ha sofferto tanto e cerca un po' di ottimismo. Per me è davvero difficile ma non impossibile.
Oggi a quel bivio ci sono io. Ma io, ho scelto la dignità. La dignità con ottimismo.
L'intervento chirurgico sarebbe devastante. Mi taglierebbero mezzo corpo mitragliandomi ancora con insensate terapie. Potrei sopravvivere a lei, alla mia malattia, certo, steso in un letto per chissà quanto tempo e chissà come, senza potermi emozionare per la luna ed il sole, senza respirare l'aria fresca delle mattine di primavera, senza poter più scegliere. Guarderei gli amici dal basso verso l'alto e mi sentirei così ancora più piccolo, in questo mondo grande e infame che mi travolge.  Verrei abbracciato dalle mie figlie ma non potrei avvolgerle con le mie. Dovrei imparare a gestire una, due, forse tre Stomie.
No. Voglio poter scegliere, almeno ora comandare, decidere cosa è meglio per me, morire con dignità. Voglio le mie gambe, le travi di legno da poter levigare, un chiodo da piantare,  l'orto da coltivare. Voglio sorridere e ridere. Si, ancora, e ancora, e ancora tanto scherzare, giocare a carte e sentirmi bene, come oggi qui, con mio nipote, che mi insegna la semplicità, la sincerità e una ingenuità abbaglianti, è meraviglioso.
Voglio vincere l'ignoranza dell'intricata complessità in cui tutto si relaziona con l'essere umano.
Voglio ancora fondermi con la biancheria del mio morbido letto .
Voglio essere accecato dal sole che riverbera' la neve al prossimo inverno,  sprofondare lo sguardo  nel cielo estivo, che sarà quello di domani, in cui non so se aprirò gli occhi come stamattina, ma di una cosa sono certo......stasera, li chiuderò con il sorriso.

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