Rivoglio la mia stomia
La mia mano scivola sotto le lenzuola nello stesso istante in cui prendo coscienza di essere ancora viva. Cerco il sacchettino, la mia stomia c'è' ancora ?
Trafelata per la presenza di una grande medicazione di cerotto bianco e una cannetta che assomiglia ad un drenaggio sulla mia pancia, mi sento angosciata e cerco Carlo con lo sguardo trepidante.
Il mio compagno mi è stato vicino ogni giorno di questi lunghissimi otto mesi. Non mi ama più, me lo ha confessato, ma cos'è questo se non amore? .
Compassione, dice lui.
L'emozione è' intensa e lunghissima, è' come se increspasse la superficie del mio cuore per poi esplodere.
"Carlo dimmi se l'hanno tolto ! L'hanno tolto il sacchetto? Dov'è il sacchetto?"
"Calmati Sara. Si, la tua stomia non c'è più ed io sono qui con te. È' andato tutto bene".
Per qualche secondo il mio cuore impazzito mi regala un freddo sudore ed un battito accelerato. Mi sento strana, soffoco. La mia stomia non c'è più', eppure tu sei qui accanto a me.
Carlo regge la mia mano sudata, bagnata, ma gelida. Ha un sorriso stanchissimo e triste sulle labbra. Lo guardo negli occhi spenti, assenti. La mia testa fluttua in un luogo insondabile. Il terrore. L'abbandono. Come era scritto. Come aveva detto. Come aveva promesso.
Dovrei essere felice, gioire, invece il mio viso non accenna nemmeno ad un debole forzato sorriso. Ho contato i mesi, i giorni e le ore nell'attesa che mi levassero di torno questo sacchetto insopportabile. Ho guardato la mia pancia allo specchio mille volte, ogni mattina ed ogni sera, odiando la mia stomia giorno dopo giorno. Mi sono comportata da invalida, curvando la mia schiena ad ogni passo, per nascondere l'esistenza di questo orribile "oggetto", parte di me, mio , ma non mio. Ho azzerato la mia fantasia, la gioia di vivere, l'energia per il mio amore. Ho smesso di lavorare, non sarei stata capace in queste condizioni.
Ho pianto ogni giorno di questi interminabili mesi da Stomizzata pur sentendomi accudita, voglio credere amata da Carlo, circondata dall'affetto di molte persone e dalle attenzioni e cure di medici e infermieri.
Ma ora non c'è piu' nulla di tutto questo. Il sacchetto non c'è piu'. Carlo non ci sarà più.
Rivoglio la mia stomia .
La sicurezza che tutto funziona.
La salvezza dalla mia quasi morte.
Rivoglio il mio sacchettino.
Voglio ancora te, amore mio. Perché te ne vuoi andare ?
L'angoscia per quello che mi aspetterà abbatte la felicità in cui dovrei sentirmi e si fa largo piano piano intasando la bocca del mio stomaco.
Niente sarà più come prima.
Ho sprecato otto mesi della mia esistenza per prosciugare tutto l'amore che avevi per me. Ho vissuto ogni giorno con egoismo, dimenticandoti in un angolo e spegnendo la passione che ci caratterizzava. Ho buttato nella spazzatura otto mesi della mia vita. Ho distrutto parte di me.
Lo so Carlo, mi guardi basito, e stanco. Non sopporti più i miei lamenti, i miei pianti e le mie ansie. Quante volte lo hai ripetuto alle mie sorde orecchie.
Con la stomia avrei dovuto rinascere, invece mi sono lasciata sfinire.
Con la voce a rasoio celo la mia paura e ti rivolgo l'ultimo saluto.
"Ora puoi andare Carlo" ...addio amore mio.
E mentre lasci la mia stanza, la mia mano scivola sotto al bianco lenzuolo assieme ad un fiume di gocce di cristallo No, non sono lacrime.
Rivoglio la mia stomia.
Chi resta fermo ad aspettare che la vita gli restituisca ciò che gli ha tolto otterrà soltanto rancori mescolati a rimpianti.
Trafelata per la presenza di una grande medicazione di cerotto bianco e una cannetta che assomiglia ad un drenaggio sulla mia pancia, mi sento angosciata e cerco Carlo con lo sguardo trepidante.
Il mio compagno mi è stato vicino ogni giorno di questi lunghissimi otto mesi. Non mi ama più, me lo ha confessato, ma cos'è questo se non amore? .
Compassione, dice lui.
L'emozione è' intensa e lunghissima, è' come se increspasse la superficie del mio cuore per poi esplodere.
"Carlo dimmi se l'hanno tolto ! L'hanno tolto il sacchetto? Dov'è il sacchetto?"
"Calmati Sara. Si, la tua stomia non c'è più ed io sono qui con te. È' andato tutto bene".
Per qualche secondo il mio cuore impazzito mi regala un freddo sudore ed un battito accelerato. Mi sento strana, soffoco. La mia stomia non c'è più', eppure tu sei qui accanto a me.
Carlo regge la mia mano sudata, bagnata, ma gelida. Ha un sorriso stanchissimo e triste sulle labbra. Lo guardo negli occhi spenti, assenti. La mia testa fluttua in un luogo insondabile. Il terrore. L'abbandono. Come era scritto. Come aveva detto. Come aveva promesso.
Dovrei essere felice, gioire, invece il mio viso non accenna nemmeno ad un debole forzato sorriso. Ho contato i mesi, i giorni e le ore nell'attesa che mi levassero di torno questo sacchetto insopportabile. Ho guardato la mia pancia allo specchio mille volte, ogni mattina ed ogni sera, odiando la mia stomia giorno dopo giorno. Mi sono comportata da invalida, curvando la mia schiena ad ogni passo, per nascondere l'esistenza di questo orribile "oggetto", parte di me, mio , ma non mio. Ho azzerato la mia fantasia, la gioia di vivere, l'energia per il mio amore. Ho smesso di lavorare, non sarei stata capace in queste condizioni.
Ho pianto ogni giorno di questi interminabili mesi da Stomizzata pur sentendomi accudita, voglio credere amata da Carlo, circondata dall'affetto di molte persone e dalle attenzioni e cure di medici e infermieri.
Ma ora non c'è piu' nulla di tutto questo. Il sacchetto non c'è piu'. Carlo non ci sarà più.
Rivoglio la mia stomia .
La sicurezza che tutto funziona.
La salvezza dalla mia quasi morte.
Rivoglio il mio sacchettino.
Voglio ancora te, amore mio. Perché te ne vuoi andare ?
L'angoscia per quello che mi aspetterà abbatte la felicità in cui dovrei sentirmi e si fa largo piano piano intasando la bocca del mio stomaco.
Niente sarà più come prima.
Ho sprecato otto mesi della mia esistenza per prosciugare tutto l'amore che avevi per me. Ho vissuto ogni giorno con egoismo, dimenticandoti in un angolo e spegnendo la passione che ci caratterizzava. Ho buttato nella spazzatura otto mesi della mia vita. Ho distrutto parte di me.
Lo so Carlo, mi guardi basito, e stanco. Non sopporti più i miei lamenti, i miei pianti e le mie ansie. Quante volte lo hai ripetuto alle mie sorde orecchie.
Con la stomia avrei dovuto rinascere, invece mi sono lasciata sfinire.
Con la voce a rasoio celo la mia paura e ti rivolgo l'ultimo saluto.
"Ora puoi andare Carlo" ...addio amore mio.
E mentre lasci la mia stanza, la mia mano scivola sotto al bianco lenzuolo assieme ad un fiume di gocce di cristallo No, non sono lacrime.
Rivoglio la mia stomia.
Chi resta fermo ad aspettare che la vita gli restituisca ciò che gli ha tolto otterrà soltanto rancori mescolati a rimpianti.