Chemioterapia: istruzioni per vincere
Devo raggiungere il day hospital oncologico entro le sette, per i prelievi e il quarto ciclo di chemioterapia, e sto pensando di rinunciare a questo penoso calvario, regalandomi una giornata in montagna, tra i boschi che non vedo da anni, magari a funghi, con il cestino di vimini. Utopia.
“Laura sei pronta?”. Mia mamma mi chiama giù ciondolando le chiavi di casa per mettermi fretta. Mi sento così affaticata che l’dea di fare una rampa di scale, seppur in discesa, mi disturba parecchio, mi manca il fiato dopo pochi metri di percorso.
Oggi starei a letto fino alle undici, avvolta nel tepore delle coperte profumate di lana grezza e poi chiamerei zia Claudia, per farmi accompagnare su a Levico, al lago. IO adoro zia Claudia. Sorride sempre e il suo umore è contagioso ed io mi lascio felicemente contagiare dalla sua smania frenetica.
Ho la gola secca.
Da ieri non riesco a bere nemmeno un goccio d’acqua e mi sento uno straccio, disidratata, con la pelle grinzosa come quella di una ultracentenaria. Peccato che io abbia solo trentasette anni.
Sul comodino, una tazza di tisana ai frutti di bosco, mi ricorda che ieri sera non ho fatto in tempo a berla per il sonno accumulato che mi ha fatto eclissare in pochi minuti. La prendo tutta d'un sorso. E' buona anche fredda.
Pasticcio con la lingua sul palato.
Il gusto metallico che sento in bocca da alcuni giorni, prevarica anche sul sapore di menta del dentifricio. Mi piacciono i denti bianchissimi e li lavo in continuazione. Scarto una caramella gelèè, morbidosa, alla fragola, di quelle che ti si attaccano ai denti e ti fanno venire la carie, ma va molto meglio. Mi piace e non sento il metallo. La succhio piano.
Mi pettino e infilo le ciabatte infradito.
Gli spilli sotto ai piedi e sulla punta delle dita delle mani, mi trafiggono come in una tortura cinese. E' un altro effetto della chemioterapia.
Mi siedo a bordo letto e mi massaggio le gambe e i piedi con una crema profumatissima e molto idratante. E’ incredibile il potere di un massaggio su un corpo che assomiglia ad un budino. E’ corroborante, energetico, armonico, magico.
alzo gli occhi.
Lo specchio di fronte a me mi ricorda gli orrori di una chemioterapia devastante ma che sembra aver ridotto tutte le metastasi. Non devo mollare. Grazie chemio, ti adoro. Lo ripeto come un mantra.
La mia mano debole accarezza il cuoio capelluto lucido. Mi allungo sul comò e apro il cassettone dei cappelli e berretti. Ne provo qualcuno con il frontino, sportivo. Mi sta bene questo, in stile panama. Quando sono stata ad Ibiza, cinque anni fa, andava tantissimo nella versione del bianco e del nero. Quasi quasi mi piaccio.
Annuso le rose sul vaso accanto al mio letto. Seducenti e vellutati i loro petali, ma non sento alcun profumo, la chemioterapia deve aver bruciato i recettori nel mio naso. Poi mi chino per mettermi le scarpe ginniche e un maleodorante odore di piedi al formaggio mi assale. Recettori ok. Sono ancora tutta intera e integra!
“Laura! Ti sto aspettando ! Dobbiamo essere in ospedale alle sette e mancano solo quindici minuti!”
Mia madre è l’unica che capisce cosa e come sto vivendo veramente. Lei ci è passata qualche anno fa, per un cancro al seno molto avanzato. Non sta ancora bene ma mi dà una forza incredibile, come tutte le persone che incontrerò oggi al day hospital, nelle mie medesime condizioni. Per un certo verso, là, mi sento protetta, e condividere il mio dolore con altre persone in chemioterapia, mi fa sentire meno sola.
“Mamma c’è del ghiaccio?” Le chiedo ad alta voce. Devo ancora scendere nel salone. Il ghiaccio mi dà sollievo in bocca, per queste vescichette sulle gengive che mi impediscono persino di parlare. Ho già fatto dei risciacqui con il collutorio ma che bruciore!
La mia mammina mi prepara la minestrina tutte le sere. Dice che salandola abbastanza, è come un disinfettante naturale. Lava giù anche i miei bruciori di stomaco e copre la mia insopportabile nausea.
Scendo.
Un ronzio sommesso e sonnolento accompagna le mie orecchie. L’oncologo non mi aveva parlato di questo effetto collaterale, l’ho letto su internet, ma con le cuffiette agganciate al cellulare e la musica energizzante, lo nascondo bene. Passa. Lo celo tra le note.
Al piano terra, sul bicchiere di vetro, mamma ha già preparato i cubetti di ghiaccio.
“Mamma, ho deciso di ritornare a lavoro”.
“Laura, ma che dici?, come farai tesoro? Con quei turni massacranti….?”
“Credo che rimanere chiusa in casa non mi faccia per niente bene. Ho voglia di uscire mamma, di rendermi utile e di impegnare la mente. In ufficio sarà dura ma almeno mi distrarrò dai brutti pensieri”.
Sono quattro mesi che manco dalla scrivania dello studio associato di ragionieri commercialisti.I miei colleghi mi aspettano con ansia e anche i miei clienti. Capiranno le mie giornate no, porteranno pazienza, io ne ho di più.
Non so come andrà a finire.
Non so se vivrò altri cinque anni o cinque mesi o poche settimane.
Domani potrei svegliarmi con un’embolia polmonare, una trombosi venosa o altre metastasi. Domani potrei scoprire di non avere più globuli bianchi né piastrine. Me l’hanno spiegato bene, sono i prezzi da pagare per la distruzione del cancro. Ed io lo voglio pagare questo conto salato. E’ il baratto con la sopravvivenza.
No, proprio no. Io non voglio morire. SE la malattia mi vorrà uccidere, io avrò lotttato con tutta me stessa, mi sarò aggrappata a quel filo sottile, avrò corso sulla lama di un rasoio, avrò perso la mia bellezza (esteriore), forse il sorriso sarà più spento, ma avrò guadagnato un giorno in più. O forse più di uno. Scusate se è poco ma, io ho ancora troppe cose da fare! E voi?
“Laura sei pronta?”. Mia mamma mi chiama giù ciondolando le chiavi di casa per mettermi fretta. Mi sento così affaticata che l’dea di fare una rampa di scale, seppur in discesa, mi disturba parecchio, mi manca il fiato dopo pochi metri di percorso.
Oggi starei a letto fino alle undici, avvolta nel tepore delle coperte profumate di lana grezza e poi chiamerei zia Claudia, per farmi accompagnare su a Levico, al lago. IO adoro zia Claudia. Sorride sempre e il suo umore è contagioso ed io mi lascio felicemente contagiare dalla sua smania frenetica.
Ho la gola secca.
Da ieri non riesco a bere nemmeno un goccio d’acqua e mi sento uno straccio, disidratata, con la pelle grinzosa come quella di una ultracentenaria. Peccato che io abbia solo trentasette anni.
Sul comodino, una tazza di tisana ai frutti di bosco, mi ricorda che ieri sera non ho fatto in tempo a berla per il sonno accumulato che mi ha fatto eclissare in pochi minuti. La prendo tutta d'un sorso. E' buona anche fredda.
Pasticcio con la lingua sul palato.
Il gusto metallico che sento in bocca da alcuni giorni, prevarica anche sul sapore di menta del dentifricio. Mi piacciono i denti bianchissimi e li lavo in continuazione. Scarto una caramella gelèè, morbidosa, alla fragola, di quelle che ti si attaccano ai denti e ti fanno venire la carie, ma va molto meglio. Mi piace e non sento il metallo. La succhio piano.
Mi pettino e infilo le ciabatte infradito.
Gli spilli sotto ai piedi e sulla punta delle dita delle mani, mi trafiggono come in una tortura cinese. E' un altro effetto della chemioterapia.
Mi siedo a bordo letto e mi massaggio le gambe e i piedi con una crema profumatissima e molto idratante. E’ incredibile il potere di un massaggio su un corpo che assomiglia ad un budino. E’ corroborante, energetico, armonico, magico.
alzo gli occhi.
Lo specchio di fronte a me mi ricorda gli orrori di una chemioterapia devastante ma che sembra aver ridotto tutte le metastasi. Non devo mollare. Grazie chemio, ti adoro. Lo ripeto come un mantra.
La mia mano debole accarezza il cuoio capelluto lucido. Mi allungo sul comò e apro il cassettone dei cappelli e berretti. Ne provo qualcuno con il frontino, sportivo. Mi sta bene questo, in stile panama. Quando sono stata ad Ibiza, cinque anni fa, andava tantissimo nella versione del bianco e del nero. Quasi quasi mi piaccio.
Sbatto le palpebre alla ricerca di un paio di ciglia irriconoscibili. Avevo ciglia lunghissime, come petali di margherita tinti di nero carbone. Ora nemmeno l’ombra e provo una frustrazione retrospettiva.
Apro il cofanetto dei gioielli bijou. Una scatoletta contiene le ciglia finte da applicare con la colla. Le provo. Wow . Un velo di gloss mi fa sentire una super top, pelata, ma super e con le ciglia finte.Annuso le rose sul vaso accanto al mio letto. Seducenti e vellutati i loro petali, ma non sento alcun profumo, la chemioterapia deve aver bruciato i recettori nel mio naso. Poi mi chino per mettermi le scarpe ginniche e un maleodorante odore di piedi al formaggio mi assale. Recettori ok. Sono ancora tutta intera e integra!
“Laura! Ti sto aspettando ! Dobbiamo essere in ospedale alle sette e mancano solo quindici minuti!”
Mia madre è l’unica che capisce cosa e come sto vivendo veramente. Lei ci è passata qualche anno fa, per un cancro al seno molto avanzato. Non sta ancora bene ma mi dà una forza incredibile, come tutte le persone che incontrerò oggi al day hospital, nelle mie medesime condizioni. Per un certo verso, là, mi sento protetta, e condividere il mio dolore con altre persone in chemioterapia, mi fa sentire meno sola.
“Mamma c’è del ghiaccio?” Le chiedo ad alta voce. Devo ancora scendere nel salone. Il ghiaccio mi dà sollievo in bocca, per queste vescichette sulle gengive che mi impediscono persino di parlare. Ho già fatto dei risciacqui con il collutorio ma che bruciore!
La mia mammina mi prepara la minestrina tutte le sere. Dice che salandola abbastanza, è come un disinfettante naturale. Lava giù anche i miei bruciori di stomaco e copre la mia insopportabile nausea.
Scendo.
Un ronzio sommesso e sonnolento accompagna le mie orecchie. L’oncologo non mi aveva parlato di questo effetto collaterale, l’ho letto su internet, ma con le cuffiette agganciate al cellulare e la musica energizzante, lo nascondo bene. Passa. Lo celo tra le note.
Al piano terra, sul bicchiere di vetro, mamma ha già preparato i cubetti di ghiaccio.
“Mamma, ho deciso di ritornare a lavoro”.
“Laura, ma che dici?, come farai tesoro? Con quei turni massacranti….?”
“Credo che rimanere chiusa in casa non mi faccia per niente bene. Ho voglia di uscire mamma, di rendermi utile e di impegnare la mente. In ufficio sarà dura ma almeno mi distrarrò dai brutti pensieri”.
Sono quattro mesi che manco dalla scrivania dello studio associato di ragionieri commercialisti.I miei colleghi mi aspettano con ansia e anche i miei clienti. Capiranno le mie giornate no, porteranno pazienza, io ne ho di più.
Non so come andrà a finire.
Non so se vivrò altri cinque anni o cinque mesi o poche settimane.
Domani potrei svegliarmi con un’embolia polmonare, una trombosi venosa o altre metastasi. Domani potrei scoprire di non avere più globuli bianchi né piastrine. Me l’hanno spiegato bene, sono i prezzi da pagare per la distruzione del cancro. Ed io lo voglio pagare questo conto salato. E’ il baratto con la sopravvivenza.
No, proprio no. Io non voglio morire. SE la malattia mi vorrà uccidere, io avrò lotttato con tutta me stessa, mi sarò aggrappata a quel filo sottile, avrò corso sulla lama di un rasoio, avrò perso la mia bellezza (esteriore), forse il sorriso sarà più spento, ma avrò guadagnato un giorno in più. O forse più di uno. Scusate se è poco ma, io ho ancora troppe cose da fare! E voi?