Diarrea, diarrea e ancora diarrea: cosa mangiare ?
(tratto da Bioterapia Nutrizionale. D.Arcari Morini, A.D’Eugenio, F. Aufiero. Ed.RED,Milano 2004)

Con l’attenzione ai giusti alimenti riuscirete a documentare guarigioni anche definitive.
Parlatene con il vostro medico e poi provate.
Per l’azione fermentante e acidificante, l’apporto di carboidrati deve essere presente, ma ridotto. Le quantità devono essere simili a quelle utilizzate nella gestione alimentare del diabete, vale a dire 40-50 gr di pasta o riso. Si preferirà il riso nella fase di feci liquidissime.
Il pane, sempre sui 50gr, è preferibile tostato, poiché la tostatura abbatte il lievito in eccesso nella mollica, lo rende più digeribile, impegnando meno i succhi gastrici equindi lo stomaco, e migliorando la flora batterica che si gioverebbe del lievito in eccesso.
Si potrebbe iniziare con due toast. La proteina animale (prosciutto crudo o cotto) serve come ristrutturante per una mucosa intestinale fortemente lesa. Si potrà fare un secondo toast con del formaggio, che apporta una quota di calcio necessaria a frenare l’ipermotilità della muscolatura intestinale liscia.
Si potrà associare una spremuta di pompelmo per la vitamina C come cicatrizzante e coagulante, ricordando che, in queste situazioni, bisogna essere attenti a non proporre molti liquidi. Questi ultimi, in una persona che ha un transito eccessivo, diminuiscono fortemente il potere del succo gastrico, sapendo che non è mai la quantità fisiologica a creare danno, ma la sua riduzione o la sua concentrazione.
Fra l’altro, in situazioni come la rettocolite ulcerosa, si ha una difficoltà nell’assorbimento dei liquidi, per cui aggiungere liquidi a quelli già presenti nel lume intestinale, che vengono espulsi con le scariche diarroiche, non ha nessun senso terapeutico. Oppure meglio a piccoli sorsi, magari con del pane biscotto.
Diversa è la diarrea tossica, da virus intestinale. In questo caso i liquidi vanno assunti proprio per favorire la diarrea e quindi l’espulsione del virus o della sostanza tossica, magari associando dello zucchero all’acqua, per aiutare il lavoro detossicante del fegato.
I formaggi che si possono utilizzare sono quelli a fermentazione biologica con caglio naturale, come il parmigiano. Questo è capace di addensare la massa fecale semiliquida per il caglio che non è altro che un derivato dal contenuto dello stomaco essiccato di capretto o agnello da latte.
Normalmente già i due toast e una spremuta a colazione impediscono la scarica diarroica post prandiale.
Al pasto seguente prendete del riso bollito condito con olio, limone e uovo sodo, dove l’uovo rappresenta la quota proteica, l’olio ha azione lenitiva e sedativa della mucosa, oltre che ad essere ricco di vitamina E, il riso è un carboidrato e il limone un naturale antibatterico.
Si può aggiungere una mela cotta, come zuccheri disponibili. La melà sarà cotta per abbattere del tutto l’acidità (che aumenterebbe la peristalsi e stimolerebbe il pancreas alla produzione di succhi in eccesso favorendo ulteriore diarrea).La mela deve essere cotta al forno, a secco, o in carta argentata per disidratarla al massimo.
Oppure può essere tagliata a piccoli pezzi per realizzare del vin brulè con la cannella e i chiodi di garofano. Questo avrà una potente azione antibatterica e disinfettante per l’intestino.
A colazione quindi tassativamente vietato il latte.
Consentito l’uovo sodo condito solo con sale e olio. L’uovo sodo ha la capacità di coagulare la massa fecale. Cosa che non avviene con l’uovo fritto, alla coque o crudo.
IL tè va evitato, nella fase acuta, in cui la mucosa è ipersensibile, in quanto l’azione della teobromina (nel tè) che fa aumentare la peristalsi è nettamente prevalente rispetto al tannino, ad azione astringente.
La camomilla calda, a piccoli sorsi, è utile in caso di dolori addominali.
Potrete inoltre utilizzare pane e caciotta primo sale, pane e bresaola. Ravioli. Le proteine associate ad un grasso frenano la velocità digestiva.
La reintroduzione delle verdure deve iniziare dopo qualche giorno, quando la consistenza delle feci è accettabile. Assolutamente da evitare broccoli, broccoletti, cicoria, bietola o carciofo e verza.
Bene la zucchina lessata e il cavolfiore lessato, i pomodori gratinati, l’indivia bollita (mai cruda).
In linea generale, più una verdura è chiara e meno è ricca di clorofilla e cellulosa e quindi, meno ricca di zucchero e fibre.
La zucca deve essere evitata per il suo alto contenuto in vitamina A che impegna il fegato eccessivamente, al pari della carota e di tutte le verdure rosse e gialle.
Proibiti assolutamente i funghi che impattano sulla mucosa intestinale stimolandola, sollecitano violentemente il fegato e non sono graditi al rene. In conclusione sono molto lassativi, al pari di peperone e melanzane.
I legumi sono banditi almeno per un mese.
Fin dal 1960 l’autrice studia, osservandoli in un gran numero di pazienti, gli effetti degli alimenti sulla fisiologia e fisiopatologia del corpo, nonche la propensione soggettiva per determinati alimenti e le differenti risposte dell’organismo allo stesso alimento preparato in situazioni patologiche diverse. Da questi studi è nata la Bioterapia Nutrizionale, da cui ho tratto questo articolo interessante.