un bebè sotto al sacchetto

Un bebè sotto al sacchetto


Il sole mi ha ridotto come un peperone grigliato. Devo essermi addormentata sulla sdraio appena scesa in spiaggia. Chissà che ore sono. Mi alzo di scatto dimenticando alcune attenzioni che di solito mi dedico, la testa comincia a girare come una trottola impazzita e sono costretta a ristendermi. Devo bere. L’acqua della bottiglietta da 50 cl sembra il brodo caldo dal sapore plastificato, ma non posso rischiare di disidratarmi. In fondo alla sdraio la rivista di gossip “Chi” è ancora aperta sull’ultima pagina che ricordo, prima di essermi addormentata. Michelle Hunzicher con il pancione, Melissa Satta statuaria sulla costa Smeralda e lo strafigo di Boateng in polo bianca e costumino succinto. Che invidia il voluminoso pancione di quella splendida donna svizzera. Quanto vorrei essere mamma anch’io. Sotto all’ombrellone accanto al mio, un paparino niente male cambia il pannolino amorevolmente al suo bambino cicciotello, che non sembra per nulla intimorito dalla sua autorevolezza. Chissà se gli dà fastidio la puzza di cacca, non sembra, a vedere la sua faccia. Non mi sembra nemmeno schifato dalla precisa e vivace minzione del suo pupattolo, dritta sul suo costume a pantaloncino. Io, invece, non mi sono ancora abituata. Dopo due anni, ancora spargo profumo e spruzzo deodoranti, prima e dopo il cambio del sacchetto. Ma Devis mi ama e spesso me lo cambia lui. Sarebbe un padre perfetto, lo sento. Il suo istinto paterno traspare chiaro e limpido sia con i nipoti che con me. Ha vent’anni di più e un senso di protezione nei miei confronti che va oltre ogni limite dell’amore. Da quando sono arrivata qui in vacanza a Ostuni il mio immaginario vede solo donne incinte in ogni angolo e questo mi fa terribilmente soffrire. Mentre raccolgo la rivista bollente, finita sulla sabbia , mi accorgo che Devis è sulla riva e che sta parlando con qualcuna. Aguzzo la vista come se avessi due cannocchiali della Nikkon, per vedere se mio marito fa il lumacone con quella che mi sembra una “sventola”. Inarco il sopracciglio e faccio una smorfia con la bocca, morsicandomi il labbro. Devis ha un’abbronzatura da fare invidia ad un mulatto sudamericano e contrasta come i “Ringo” con la mia cerulea superficie da nordica finlandese. I capelli alla Hunzicher , in realtà, ce li ho, ed ho pure le lentiggini, mi mancano solo 7 o 8 centimetri di altezza, l’occhio a mandorla dal taglio aggressivo e il lato B della Satta, ma il resto c’è, e mi piaccio un sacco. Si fa per dire. Di una cosa vado fiera e orgogliosa, e ringrazio la mamma mia per la quinta di reggiseno che mi ha donato. La mia collezione di costumi interi tutti neri attira ugualmente l’universo maschile, proprio per le scollature mozzafiato, ma soprattutto attira Devis, che non smette mai di farmi complimenti. Più che apprezzamenti i suoi sembrano le parodie dell’ottimismo e un inno alla gioia di Beethoven. Mentre mi sistemo la casta sgambatura del costume, mi accorgo che la sventola in riva al mare sta ancora rubando del tempo al mio dolce marito e decido di avvicinarmi con nonchalance e insolita disinvoltura per chiederle di girare l’angolo. Accidenti, devo avere la sacca da svuotare perché un’ondata improvvisa di cattivo odore invade le mie narici. L’aria malsana si confonde con i “tutt’altro che profumi” del pannolino sporco che il mio vicino ha lasciato per terra, sulla sabbia, al sole, in putrefazione. Vorrei sprofondare nella sabbia insieme al gastroenterologo che ancora non ha saputo trovare i farmaci per me. Avevano detto che avrei tenuto la stomia per pochi mesi. Sono passati due anni ed ora non è più possibile ricanalizzarmi. Troppe complicanze sotto. Ed io voglio tremendamente un figlio. Basta vado a chiamare Devis. Il costume attillatissimo mi regge il sacchetto ancora per pochi minuti, meglio se Devis mi accompagna ad una toilette. La strega strabella in bikini striminzito si erge di fronte a Devis a mò di Venere del Botticelli. Da due anni il mio esile fisico non può certo permettersi un bikini come il suo. I laccetti annodati sui fianchi nascondono a malapena il suo tatuaggio; è una rosa rossa che si intona con il bikini e con il fiore finto che ha nei capelli raccolti. Non avrà nemmeno una seconda di seno, penso tra me e me, e da vicino mi sembra una donna sulla quarantina. Stranamente non provo nessuna dolorosa gelosia e mi avvicino con un’espressione leggermente sorridente, educata, da brava ragazza trentenne insomma, che non vuole deludere il marito con patetiche scenate. “Ti presento la Dott.ssa Melitti”, Devis anticipa il mio Buongiorno. “E’ una gastroenterologa , sai Manu... lei ci può aiutare. Ha seguito alcune pazienti come te e due hanno avuto un figlio. Stavo giustappunto parlando di te”. Mi si apre improvvisamente uno squarcio di speranza, nel mio cielo, grigio da troppo tempo. Chissà perché quella donna mi ispira così tanta fiducia, la realtà è che è diventata il mio riferimento e che non si è più liberata di me. Voglio credere a pappe e pannolini, carrozzine e biberon anche se ho una stomia. Con Devis sarà facile, lui è la mia guida. Ci siamo sposati due mesi fa e mi sento ancora in luna di miele. Seduti sul lettino sotto all’ombrellone, mentre sorseggiamo un’ acqua e menta ghiacciata e parliamo di bikini, Devis mi stampa un delizioso bacio in fronte e si stende sul lettino appoggiando le gambe aperte sulle mie cosce, inforcando la mia vita sottile. Abbiamo appena svuotato il mio sacchetto e mi sento più tranquilla ora. Mi stendo sul petto depilato del mio amore, ricercando l’ennesima coccola della giornata, mentre gli chiedo come ha fatto a conoscere quella donna. “Manu, non ci crederai … La dott.ssa Melitti … è stata una mia ex”. Ci siamo conosciuti a Bari durante un congresso farmaceutico e …io credo che sia… è un segno del destino! ”. Prendere o lasciare mi chiedo? Io prendo. Prendo questo destino disegnato per me. Comunque vada, io ci avrò creduto. Al diavolo anche la ex.

Foto appartenente alla titolare della pagina Facebook Invisible Body Disabilities Project

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