Ecco il segreto della felicità

E' un certo Mike, Mik, Meik Wiking o giù di là, l'uomo più felice del mondo, studioso all'istituto danese di ricerca sulla felicità. E come poteva non esserlo lui? Lo dico con un tono lievemente sarcastico e un pizzico di invidia, una nota di disappunto e un mare di ammirazione per chi effettua questi studi di settore. 
Al signor Wiking non augureremo mai una malattia, saprebbe comunque trovarne il lato positivo; nè di trovarsi sperduto nel deserto del Sahara, senza acqua nè coperte, saprebbe farvi fronte con ottimismo e ilarità. 
Dunque tutto sembra dipendere da un fattore. O ce l'hai o non ce l'hai. Il "fattore hyggie" è quella componente che caratterizza le persone che stanno bene con le persone che amano, che si sentono a casa in ogni luogo del mondo e in pace con se stesse. 
Eh grazie mio caro Meik, hai scoperto l'acqua calda.
Ma basta un breve ricovero in ospedale per rifare il puzzle della nostra vita, stilare la classifica dei desideri non ancora espressi e deprimersi al primo ago fuori vena infilato da una infermiera esperta.  
Dunque il segreto della felicità starebbe nello scrigno di sentimenti. Prima di tutto l'amore. Vero, puro, trasparente e sincero, di etti d'amore la Gamberale ne ha chiesti quattro per essere felice. E ancora pieno, vivo, passionale e mai scontato, l'amore vince ogni cosa. Combatte le malattie, la solitudine, l'indifferenza, la noia, l'apatia...
Le ricerche di Wiking puntano agli occhi, due, spalancati o a fessura, purchè sappiano sorridere, increspare le rughe che ci girano intorno, guardare (ammirare è scontato).  Due occhi che sappiano ammirare le bellezze del mondo e far sentire chiunque in un proprio guscio, sia sotto la Torre Eiffel che sul Ha'Penny Bridge di Dublino, sul Monte Fitz Roy in Patagonia o alla Sidney Opera House. La nostalgia, quella di Baricco, di quel lento morire per le cose che non vedrai mai, è una malattia insidiosa. E' l'anti-felicità, lo sgorbio che sporca il foglio, il rendiconto di una vita mal spesa. 
Wiking studia come migliorare la qualità di vita, le soluzioni ci sono, i mezzi anche. Servono volontari antitetici, che sappiano ancora esprimere desideri e facciano capitare qualcosa di carino alla loro faccia. Io ci sto, tu ci stai?
(però la prossima volta me lo presentate un pò più bruttino questo studioso felice?)

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