CANCRO E BELLEZZA. POSSONO COESISTERE ?

La mia decennale esperienza con i pazienti oncologici, mi porta a vivere con loro ogni emozione, ad ascoltare le loro esigenze, i loro desideri manifesti o repressi, ad aiutarli ad esprimerli.

Sembra davvero difficile trovare un sillogismo tra il cancro e la bellezza. Forse anche Aristotele si metterebbe le mani nei capelli. Perchè quando parliamo di bellezza, la nostra idea è questa ad esempio:

e quando parliamo di cancro, troviamo affinità solo con le parole "deturpazione", "dolore", "morte".

Allora ci chiediamo: quanto è importante la bellezza durante la malattia?
Guardando queste foto 


potremmo dire "ma chi se ne frega della bellezza" !!! 
Eppure, prima della malattia, che importanza davate a voi stessi? 

Se digitate su Google la parola "Bellezza", vi compariranno solamente donne, e donne molto belle. E se digitate la parola bellezza in varie lingue, vi compariranno sempre donne e sempre molto belle, ma che possono non esserlo per voi. Infatti la cultura in cui viviamo influenza il concetto di bellezza. 
Allora cos'è la bellezza ? 
Secondo la definizione di Wikipedia: 
La bellezza è l'insieme delle qualità percepite tramite i cinque sensi, che:
suscitano sensazioni piacevoli

tendono a collegarsi ad un contenuto emozionale positivo, in seguito ad un rapido paragone effettuato, consciamente o inconsciamente, con un canone di riferimento interiore, che può essere innato oppure acquisito per istruzione o per consuetudine sociale.

Uno studio, realizzato qualche anno fa, ha consentito di definire "bella" una donna con un trucco leggero. 
La stessa donna era stata presentata senza trucco, con un trucco leggero e con un trucco accentuato e pesante. La domanda posta a circa trecento intervistati (uomini e donne) era la seguente: "Quale è la più bella?" . La maggior parte sceglieva la donna truccata, con trucco leggero. Pochissimi hanno definito "bella" la stessa donna senza trucco. E pochissimi anche la donna con trucco pesante.
Questo dimostra che il concetto di bellezza italiana è ben radicato in noi. 


Comunque, se fino agli anni '80, l'unico obiettivo era la sopravvivenza al cancro, oggi l'unico obiettivo, è sconfiggere la malattia a qualunque costo. Anche dedicando del tempo alla cura personale estetica. 

E gli studi su psiche e guarigione non lasciano dubbi: guariscono meglio e prima, le persone ottimiste e positive che danno spazio a se stesse durante la malattia. 

Più volte abbiamo detto che il make up può essere uno strumento terapeutico. Attraverso il tocco dei pennelli, di una morbida spugnetta sulla guancia, di un delicato tocco col dorso della mano sul viso, un'azione semplice si trasforma in un tocco terapeutico. 
Secondo la classificazione del National Institute of Health, il tocco terapeutico è al 4° posto. Rientra nel gruppo delle tecniche complementari se effettuato da personale sanitario formato.
Sulla sedia regista la donna si racconta, si lascia andare e coccolare. 
Un trucco leggero, un camouflage secondo le mode e un consiglio sul look secondo la moda. 
Cosa chiede un malato di cancro alla moda? 
Beh, se la moda è l'arte del cambiamento, come dice lo stilista Galliano, il paziente chiede proprio questo: di essere bello, perchè si sente un gregario a lutto. Ma non subito.
Inizialmente il malato di cancro non chiede nulla. C'è un rifiuto per tutto. Poi però, più la malattia e le cure si allungano, più c'è un desiderio di "rinascita", di uscire da queste scotomizzazioni. 
Per i miei pazienti coprire è un sinonimo di benessere e confort. Nascondere, con maglioni ampi e larghi, i sacchetti che si celano sulla pancia, è la cosa più importante. Lasciarsi avvolgere da un cappuccio, da un berretto o da una grande sciarpa, dà sicurezza. 
Ma se il paziente viene accompagnato nel suo duro percorso, con il passare dei mesi avviene una sorta di riscatto. Ritorna il ricordo di ciò che si è stati, del valore che si ha e che si dà a sè. Si cambia look, si ha voglia di stare al passo, "alla moda". Ad esempio, passare alle bretelle piuttosto che alla cintura che stritolerebbe il sacchetto sulla pancia, pur di non perdere l'eleganza di un pantalone, diventa una scelta consapevole e felice di un uomo. Oppure coprire con del pizzo il sacchetto in addome durante l'intimità, non limita più i rapporti amorosi ad una donna. Una fascia elastica consente di indossare anche un costume e sentirsi sicuri in piscina. Un paio di orecchini o bijou, danno risalto ad un viso scarno dalle terapie. Lo riempiono, fanno sentire le donne più belle. 
Un fard leggermente rosato che maschera un volto pallido, dà sicurezza. Aumenta l'autostima. 
Foulards o una parrucca in testa, rendono più sicure. Ridanno la femminilità, re incorniciano il viso.
foto sopra: Donatella Favaro, infermiera make up therapist

Il carboplatino, il cisplatino e l'epirubicina sono farmaci usati in chemioterapia responsabili della caduta totale o parziale dei capelli. Lo sanno i miei pazienti che poi ricresceranno, eppure, durante quei mesi, molti provano vergogna e paure. Molti non escono di casa. Pochi hanno il coraggio di incontrare il proprio sguardo allo specchio. 
Qualcuna trova il coraggio di farsi tatuare l'arcata sopraccigliare prima di perderla. Qualcun altra di tagliare i capelli prima di trovarli sul cuscino. Molte imparano ad annodare bellissimi turbanti colorati e altre acquistano splendide parrucche. 
E' il confronto tra loro la fondamentale pillola terapeutica. anche attraverso il gruppo di auto aiuto. E' il dialogo aperto la cura. 
Non abbiate paura di dire che siete anche arrabbiati. Fa parte del percorso.  
foto sopra: la mano di Donatella Favaro, infermiera make up therapist con un tocco terapeutico sente il calore e la consistenza della pelle delle varie aree del viso della sua paziente

La malattia, quando accade, è una formula indiscutibilmente accettata, ma, come avete capito, pur obbedendo a ciò che la malattia impone (cure, interventi, terapie...), il paziente è sempre meno testimone passivo. 
L'importante è aiutarlo a parlarne. 
Fare la stomaterapista non significa solo insegnare a cambiare un sacchetto, ma accompagnare ad accettare il cambiamento trovando le soluzioni per stare meglio. Se guarire non si può, o se la malattia è lunghissima, bisogna insegnare a fare di ogni propria giornata, una giornata bellissima. Come se fosse sempre l'ultima. 


Fanni Guidolin
Stomaterapista 

Post più popolari