UNA LETTERA...UNICA

Nella cassettina della posta del reparto, sopra al nome Fanni, giacevano in ordine diverse carte, un blocco da firmare, un foglio da correggere e una piccola busta chiusa con un sigillo di ceralacca d'altri tempi, un francobollo regolare e una calligrafia ordinata.
Era per me quella letterina.
Mi sono precipitata a casa, seminando polvere secca sul viale per fare presto. Le campane suonavano sfiatate le sei. Allo specchietto retrovisore le mie corde del collo erano tirate come cavi d'acciaio e mi ricordavano che ero stanca, molto stanca.
Non ho resistito. Sono entrata in casa con la busta stretta tra le dita, dopo aver fatto frantumare il sigillo di ceralacca in mille pezzettini purtroppo. Esso era  talmente bello, che ho scattato la foto che vedete qua sotto per fortuna.
Tre fogli color avorio erano pinzati e ordinatamente piegati nella bustina.
La calligrafia, un corsivo trascinato romanticamente da una penna biro, vorticava in tutti gli spazi possibili.
Non ho guardato la firma. Volevo riservarmi la sorpresa finale dopo aver letto le meravigliose righe iniziali.
Sono bastate poche frasi per farmi venire i brividi.
Il mio era un piacere intenso e carico di affetto per chi aveva accuratamente scelto ogni parola per me, per dimostrarmi la sua stima e la sua gratitudine, la sua immensa riconoscenza, "direttamente (scrive) dal mio cuore al tuo cuore". Ma soprattutto (scrive), "per aver dato alla luce una nuova me".
Mi sembrava di essere sospesa in un mondo a sè, con una sua propria atmosfera.
Chi scriveva sembrava conoscere ogni mia reazione alle sue parole deraglianti, come sulle montagne russe, per usare una sua espressione. Un deragliamento di piacere che è stato un regalo. Uno dei più bei regali mai ricevuti in vita mia.
Lei è... una infermiera, proprio così, una grande infermiera.
Si ma non un'infermiera qualunque. Lei l'ha conosciuta la sofferenza. E tanta. Lei lo ha assaporato il dolore. Lei è ...tutto il mio libro. Lei è... ogni storia, ogni frase e ogni parola che ho scritto.
Lei ha vestito il mio libro di quel cuore fibrillante che vedete nella copertina e riempito di orgoglio questo mio parto.
Non la vedo da tantissimi anni. Non la sento. Non ricordo nemmeno il suo volto. Eppure, quel meccanismo arrugginito dei desideri nascosti sotto ad un mucchio di sassi l'ha riportata a me, attraverso una bellissima lettera. Unica.
Ricordo solo che ci siamo conosciute durante il mio breve lavoro in un altro reparto, di un altro ospedale, in un paese che non è il mio.
Ci siamo conosciute nella sofferenza dei pazienti, condividendo l'adrenalina di un'assistenza d'area critica e i fili strozzati dei monitor, i bip bip dei saturimetri, le crisi d'ansia, i mariti violenti e i tumori degli altri. Finchè non è toccato a noi.
Sarà per questo filo sottile o immaginario che oggi ho ricevuto quella lettera.
Sarà perchè i libri non sanno indossare scuse. Sono come sono e parlano di te, di loro, di noi.
Sarà perchè in questo mondo c'è ancora chi sa voler bene senza fini nè interessi. Per quel briciolo di vitale scintilla che hai saputo dare.

Grazie amica mia

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