SONO ENTRATO A PIEDI PARI E USCITO SU UNA GAMBA SOLA

E' proprio così. Sono arrivato in ospedale a piedi pari e sono uscito come se mi avessero tolto una gamba. La perdita è indescrivibile.
Quando ho saputo di avere un tumore della prostata, mi sono chiesto cosa avessi fatto di male per meritarmelo. Semplicemente la malattia aveva scelto me e non potevo fuggire.
Ho provato a piangere. A piangere a squarciagola, fino a sentire l'ugola scoppiare. Ho affondato la faccia sul cuscino e soffocato il mio lamento. A cinquantotto anni, trovarmi dimezzato è stato come se avessi perso una gamba. Non me ne vogliano coloro i quali sono costretti in una sedia a rotelle o a camminare su una gamba bionica. Io vi racconto il mio dramma.
Sono uscito dall'ospedale due settimane fa speronato da un anfiteatro di mostri primordiali. La mia disperazione mi faceva vedere pterodattili e titani ghignanti in ogni angolo. Speravo che almeno il cielo fosse penetrato dal pulviscolo incandescente del sole, invece pioveva a dirotto, manco farlo apposta. Mi sentivo di essere una specie di cicatrice in un buco dell'esistenza. Anche gli occhi erano un po' congestionati.
Mia moglie mi reggeva il gomito, come per sostenere un vecchio idiota che inciampa sul primo gradino che incontra. Mi dava fastidio la sua allegria. Mi sfarfallava addosso. Lei cercava semplicemente di tirarmi su il morale, io stavo di merda. A casa cercava di addolcire il mio sguardo con un acidulo e smielato effluvio che evaporava dal suo corpo sano. Lei stava bene, io malissimo. Lei sorrideva, io piangevo.
Mi sono guardato allo specchio. Non avevo mai visto narici e labbra così felicemente incise. avevo perso sette chili. Lei invece mi appariva così bella da provare una sorta di invidia. Non lo nego.
Il disegno del suo corpo è stampato nei miei engrammi. Lei, così perfetta, ed io, così imperfetto, senza una gamba. Milena si lasciava ammirare mentre il dolore erodeva il mio cuore. Non avrei più potuto soddisfarla. Non avremmo più fatto l'amore. Non saremmo mai più stati felici.
Lei allora si è avvicinata a me. Forse la felicità è un attimo fuggente, ma vi assicuro che l'ho assaporata. Anche se mi appariva impossibile prenderla, io l'ho rincorsa. La felicità si chiamava Milena. Ho intessuto sul suo corpo un ghirigoro incantato e lei si è abbandonata ai miei occhi estatici.
La osservavo rincorrere il mio piacere e donarsi a me così, come un'adolescente alla prima esperienza. C'era molto da scoprire ed era tutto così naturale da farmi sentire leggero come lo zucchero filato. Come la panna sul gelato. Come un'onda che rotola sulla spiaggia. .
Dopo l'intervento l'impotenza ci ha impedito di avere rapporti sessuali completi, ma abbiamo fatto l'amore mille e mille volte ancora in questo modo.
Il corpo di Milena, che conosco in ogni minima inflessione, mi è balzato incontro da cento prospettive diverse. E' stata la sua parola la mia prima cura. Irradiazione felice. E anche stasera, che indossa un lievissimo vestito di colore bianco sul quale si stacca la sua pelle abbronzata, e mi fissa con quelle due perle blu incastonate negli occhi, mi faccio cullare dai suoi silenzi, che altro non sono che una meravigliosa coperta avvolgente di felicità.

(Ringrazio il mio paziente per avermi consentito di scrivere la sua storia)

Dopo un intervento alla prostata, riscopritevi adolescenti e tornerete a provare emozioni dimenticate. 
Il 95% dei pazienti prostatectomizzati impotenti, abbandona l'idea di fare nuovamente l'amore, spesso, per disinteresse della moglie. 

  

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