IL GELATO ALLA FRAGOLA NO

Non potevo non scriverla, questa storia mi ha fatto davvero sorridere. Grazie Raffaele per avermi consentito di pubblicarla. Fammi sapere cosa penserà Gaia quando lo scoprirà !

Sul terrazzo esposto al sole Gaia ha puntato sulle piante mediterranee, distribuendole lungo il perimetro e ai lati della scala che sale sul tetto.
Le osservo da qui, con quest'aria vacanziera, steso su quest'amaca appesa ad una pergola di metallo, contornata da vasi di recupero e arredi, mescolati ad arte. Foglie, steli, fiori e tante piante di fragole si intrecciano , si sovrappongono, in apparente libertà.
E' il profumo di fragola che mi cattura e un desiderio grande di quel gelato rosa.
Da quando sono stato operato, la mia dieta prevede striminzite pappette senza gusto, zuppe dense o cremose e centrifugati di frutta dal sapore acidulo. Ma quel gelato alla fragola lo sogno dal giorno in cui mi hanno detto che non avrei potuto più mangiarlo.
E' un derivato del latte, e per noi pazienti ileostomizzati, portatori di un sacchetto per le feci alla destra del nostro addome, il gelato è davvero proibito. Almeno per i primi mesi. E mai come oggi ne sento il tremendo desiderio.
Decido di scendere. Gaia tornerà tra un'ora e non si accorgerà di nulla. E' lei che controlla ogni particolare della mia dieta e che si prende cura di me. Annota tutto con cura in un taccuino giallo, segna il mio peso settimanale sul calendario, conta le bottiglie d'acqua che bevo e mi prepara le tisane al finocchio. Studia manicaretti "alla meno peggio" e nasconde tutto ciò che aumenta il tasso di felicità umorale come la cioccolata, la frutta secca, le caramelle gommose..., poichè a queste cose, ci pensa lei dice.
Alle donne quindi,  il merito di risolvere sempre in bellezza le questioni più delicate.
Percorro il marciapiede scalpitando, sistemo il cellulare in fondo alla tasca e inforco gli occhiali da sole. Io, mangiatore seriale di gelati, in astinenza da quattro lunghissimi mesi, sto per compiere un crimine che forse mi costerà crampi e coliche, un mare di diarrea e magari pure il vomito. Tutto per uno stupido incontrollabile e compulsivo capriccio. Vi pare poco?.
La gelateria è quella in fondo alla strada, prima del semaforo, sulla destra. Gelato artigianale, quello vero, che trovi solo in pochissimi centri certificati.
"Due palline alla fragola in cono", chiedo al gelataio.
L'entusiasmo infantile coglie impreparato anche me. Eppure vi assicuro che mi sento come se avessi trovato l'ultima figurina dell'album di Jeeg robot d'acciaio o che ne so, un diamante da venti carati per terra.
L'incontro della mia lingua con quelle due palline rosa al gusto di fragola, è talmente sublime da indurmi a sedere nella panchina verde fuori del negozio. E' la chemioterapia, è tutta colpa della chemioterapia, mi ripeto. Queste dannate voglie di cibi freddi dal gusto deciso e proibiti, aumentano giorno dopo giorno, insieme ai farmaci che mi iniettano.
Tra una leccata a destra, una a sinistra e una di sbieco, penso a Gaia e alle sue raccomandazioni che come quelle di un diavoletto echeggiano nei miei timpani. Addento la seconda pallina di gelato e in un boccone il cono, con vera ingordigia. Che se è vero che è un peccato capitale, beh...voglio morire peccatore.
Finito.
Il desiderio più grande si è realizzato e sto apparentemente bene. Nessun crampo, nè nausea. Il sacchetto è ancora vuoto. Miracolo.
Torno a casa di corsa, anche se dovrei dire a passo lungo e dinamico, e salgo le scale. Mi stendo in terrazzo, sull'amaca, in questo gioco di luci e ombre. Soddisfatto sento ancora il profumo di fragola
Difficile resistere ai selfie e controselfie, ne scatto un paio, con la stampa della soddisfazione sul mio viso. Poi, una volta quietata l'eccitazione digitale, riposo le membra in questo angolo di paradiso.
Eccola Gaia puntuale.
"Tutto bene tesoro?", mi chiede stampandomi un bacio in bocca.
"Mmm, sai di fragola, che hai mangiato?", aggiunge.
"E' tutta colpa delle tue piantine tesoro. Ci ho ficcato il naso dentro addentando una fragola ancora acidula".
"Sei incorreggibile Raf"
"Eh lo so..."

Nella cancro non esistono regole se non quelle che lui stesso ci impone. Ma la gioia è contagiosa ed io voglio ammalarmi di quella.

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