Non vedrò crescere mio figlio

Sta seduto sulle ginocchia della mia giovane paziente quel bambino dagli occhietti furbi. Laggiù, vicino alla scultura in marmo dall'apparenza liscia e serica che raffigura la Madonna.  
E' suo figlio, col nasino all'insù.
Questa mattina non ha avuto la possibilità di lasciarlo ai nonni nè al marito, che per lavoro si trova a mille chilometri di distanza e lo ha portato con sè. La chemioterapia inizierà dopo la risposta degli esami ematici e Clara e' in attesa del medico. Intanto ascolta il rumore secco della porta del suo studio, chiudersi e aprirsi all'entrata ed uscita di ogni paziente.
Ritto sulla schiena, il piccolo regge tra le manine un piccolo trattore. Ogni tanto fa rullare le ruote sui jeans della mamma, imitando il roar del motore a voce bassa. La gente intorno lo guarda con un accenno di sorriso. Fa tenerezza con i calzini antiscivolo e una tutona grigia col cappuccio.
Ha i capelli rasati, come la mamma, e si intravvede il cuoio capelluto, bianco e lucido.
Lei, irrequieta, picchietta i polpastrelli delle dita della mano sulla schiena del piccolo, baciandogli la nuca di tanto in tanto. Lui ride divertito e solleva le spalle per il solletico.
E' una scena che mi stringe il cuore. Lui osserva il mondo intorno a sè, in silenzio. Un mondo così grande da poterlo inghiottire e così piccolo di fronte alla magnificenza della sua vita. E' nato dopo anni di tentativi di inseminazione in vitro, dopo aver abbandonato ogni speranza, dopo aver iniziato il percorso dell'adozione. E' un miracolo capitato in quella linea sfuggente del destino dal quale Clara ha sempre avuto una diffidenza istintiva.
In un anno e mezzo di vita quel bambino ha sconvolto due famiglie, un intero paese di amici e due genitori al settimo cielo. Fino a due mesi fa.
Adenocarcinoma del grosso intestino, metastasi al fegato e alle ossa. Alla mamma, e' toccato il prezzo per questa immensa felicità.
La consapevolezza del destino la induce a portarsi Cristian dovunque. La conosce bene la tristezza. Le ha preso le misure da un sacco di tempo. E' come una colla che ti si attacca addosso.
Ma lei non vuole perdere neanche un attimo con il suo bambino. E così, il piccolino e' diventato parte di questo percorso, a detta di alcuni  "di madre incosciente ed egoista" e di altri "di madre dal cuore grande grande". Eppure lei vuole che suo figlio ricordi domani quelle scene e che rimanga impresso in lui anche solo il ricordo di chi potrà raccontarglielo, che la sua mamma gli voleva un bene dell'anima. Un bene che pochi sanno spiegare a parole. Un bene che traspare da quei centimetri di cellule ancora sane, dove cromosomi impazziti tentano di insinuarsi alla rinfusa, generando ancora cancro e metastasi e cancro e metastasi.

Clara verrà nuovamente operata la prossima settimana e presto riprenderà una chemioterapia palliativa. Ha deciso così di lottare per la vita fino alla fine, per rendere grazie a quanto la vita stessa gli ha donato. Si, anche schiacciata dagli effetti degli insuccessi della scienza, ma in un nido tutto suo, brulicante di vita. Con il suo piccolino.


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