Bianco come il latte, rosso come il cancro

Racconto scritto per desiderio del protagonista. A tutela della privacy i nomi sono stati modificati.


BIANCO COME IL LATTE, ROSSO COME IL CANCRO

Giulio ha compiuto 51 anni l’altro ieri. Un mese fa mi gli è arrivata per posta una lettera dalla sua ulss: progetto screening per il tumore del colon retto. Presentarsi il giorno 4 aprile al laboratorio analisi per la consegna dei campioni. Campioni? di che ? Non aveva ancora letto la fine della lettera che già cominciava a preoccuparsi.
"Samantha ??? Puoi scendere un attimo? Mi è arrivata una lettera!"
Porse la lettera quasi per liberarsene e lei, la compagna, gli spiegò che praticamente avrebbe dovuto effettuare un esame delle feci per cercare il sangue occulto.
"E se risultasse positivo?"
"Beh Giulio... ti chiamano a fare una colonscopia" gli disse con la naturalezza più semplice del mondo.
Erano quasi nove mesi che Giulio soffriva di emorroidi perciò il sangue occulto lo avrebbero sicuramente trovato.
“Oddio noooo!! La colonscopia!!! IO ??!!! Non mi faccio visitare da un medico dal 1994. Mai un raffreddore, una "magagna".
Giulio è commercialista da 25 anni e sinceramente l'unico tempo che dedica a se stesso è il quarto d'ora per farsi la doccia tutte le sere.
Ieri tuttavia, ha fatto la coloscopia ed è stato inviato in reparto per un colloquio, subito dopo.
Si trovava seduto in sala d’attesa, in attesa del medico, dopo l’esame.
Erano passate tre ore da quando si trovava con un tubo infilato nel sedere, un ago al braccio e un'infermiera morbida che gli teneva una mano sul fianco e una sulla spalla perchè non si muovessi dal lettino.
Giulio ricordava di essere entrato in quel reparto che si chiama endoscopia con le spine sotto ai piedi. Era terrorizzato. Aveva paura del dolore. Pensava che gli avrebbero gonfiato la pancia come un pallone e che avrebbe fatto la cacca sul lettino. Aveva bevuto 5 litri di acqua il giorno prima con delle bustone sciolte dal sapore acidulo, leggermente zuccherato, un po' salino, al gusto di arancia o forse di lampone. Insomma una schifezza. Aveva seguito alla lettera le indicazioni del foglio di preparazione dell'esame per la paura che il suo intestino non si ripulisse per bene e si ribellasse durante l'esame con una bomba atomica.
Lo aveva detto la migliore amica della sua compagna che l'idrocolonterapia pulisce tutto il colon alla grande ma Giulio non ha mai avuto il coraggio di pagare tutti quei soldi per farsi infilare un tubo nel sedere che gli lavasse via tutte le feci stagnanti. - "detossinazione", "ripristino dell'equilibrio della flora batterica", "purificazione"... “si si, andateci voi due intanto che poi io vi raggiungo”, aveva detto alla compagna e alla sua amica.
L'ironia non era mai stata il suo forte. Giulio si ritiene un tipo piuttosto noioso ma io credo che sia semplicemente introverso e timido.
Era seduto fuori della sala del medico da 15 minuti ed era ancora vivo il ricordo di tre ore prima. Il risveglio dopo la colonscopia per la precisione. Non sapeva quale farmaco gli avessero iniettato. Non ricordava nulla dell'esame. Non sapeva se aveva sofferto nè se era rimasto sveglio. Quando il sistema nervoso va in off si prova una sensazione stranissima. E' mista tra il benessere, l'apatia e l'anedonia. Ci si sente come svuotati dalle emozioni. Non provi nulla e soprattutto non senti dolore. L'amnesia è fantastica e poco ci si preoccupa di sapere se si ha preso a schiaffi l'infermiera o se le si ha palpato una chiappa durante l'esame, quello che interessa quando ci si sveglia è sapere se il tumore c’è o no. Se hanno visto qualcosa. Se va tutto bene.
“Le daremo la risposta più tardi, intanto dovrebbe passare in studio dal dottore per il colloquio” gli dissero.
Ma Giulio non aveva chiesto nessun colloquio, e nemmeno Samantha, la sua compagna.
“Perchè avrei dovuto fare il colloquio? Mah, sarà la prassi”. Si spiegava Giulio.
Per non si sa quale ragione ora si trovava là fuori, ad aspettare il medico.
Samantha gli faceva compagnia e avrebbe guidato la sua macchina perchè gli avevano detto che i farmaci anestetici non gli consentivano di avere i riflessi pronti.
Però ieri sera avrebbe portato Samantha a cena fuori per festeggiare il suo compleanno dato che il giorno prima era alle prese con il "beverone" e il water !
C'è un localino romanticissimo sui colli. Era là che l’avrebbe portata ieri sera. La luna è anche piena e sarebbe stato stupendo per una coppia.
Samantha, dice Giulio, è romantica come lui e gli dice sempre che tutte le donne vorrebbero un uomo romantico accanto. Lei è fortunata perché ce l’ha l’uomo romantico. Il regalino Samantha glielo ha già fatto, perchè ieri mattina, ha fatto trovare un piccolo pacchettino sul cassetto del bagno. Giulio immaginava che fosse per lui. Era una collana in oro bianco. Anche lui ha in mente da tempo un regalo che lei non si aspetta: un week end a Firenze. Romanticissimo. Da quando hanno letto il libro Inferno di Dan Brown si sono ripromessi di andare a Firenze a rivivere quei luoghi scoperti leggendolo. Giulio ha prenotato in una beauty farm per far felice la sua donna e per imparare a conoscere il relax.
"Signora Berdini?, prego." La segretaria ha chiamato a voce alta Samantha Berdini. La compagna. A Giulio frullavano molti pensieri nella testa. “Forse vogliono sapere se io e lei siamo sposati... quando si è solamente una coppia di fatto, la compagna non ha molti diritti in caso di malattia” si chiedeva.
Ma Giulio la vuole sposare Samantha, l'anno prossimo.
Samantha è entrata dal medico da sola, senza esitare.
"Arrivo subito Walter, aspettami qua".
Non è trascorso nemmeno un minuto che Giulio la vede correre fuori dallo studio in lacrime come se avesse assistito ad una scena di un crimine. Poi il sangue gli si è gelato nelle vene ed è diventato bianco come il latte.
"Signor Minetti Walter? Prego si accomodi.
“... dobbiamo operarla subito".
Le parole del chirurgo rimbombavano nella testa spazzando via come uno tsunami, la cena romantica, il regalo per Samantha, la luna piena, la collana del mattino.
“Lei ha un cancro del retto, molto basso, dovremo metterle il sacchetto, confezionarle una colostomia ”.
All’uscita dallo studio, Giulio incredulo non ricordava più nemmeno una parola pronunciata dal dottore. La preoccupazione più grande non è stata la conoscenza della presenza di un cancro nel retto, quello verrà tolto. La preoccupazione più grande, il dramma era il sacchetto.

Ho trascorso tutto il pomeriggio fino a sera con loro. Mi hanno raccontato tutto quello che ho scritto. E’ stato Giulio a darmi il consenso per scrivere la sua/loro storia, dopo che sono riuscita a tranquillizzarlo e a spiegargli che con una stomia la vita non deve cambiare.
Lui vuole che questo racconto vi induca a sottoporvi sempre ad una visita proctologica in caso di sanguinamento anale o rettale. Possono essere banali emorroidi o un terribile cancro.
Non aspettate.


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